“Era il 27 aprile, il Palermo crollava a Venezia (3-0) e la panchina di Tedino saltava inesorabilmente. Quaranta giorni dopo Roberto Stellone ha presentato al Penzo un’altra squadra che ha portato a casa un preziosissimo pareggio in chiave qualificazione: basta non perdere in casa domenica per la finale. Il Venezia non ha trovato quell’avversario remissivo che aveva spazzato via come un’ondata con una gondola e ha comunque avuto un grande merito: è riuscita a raddrizzare una partita che, dopo il gol del Palermo, sembrava complicarsi terribilmente. Ora però bisogna vincere alla Favorita e servirà un’impresa. LE MOSSE Inzaghi rispetto al turno preliminare di domenica ha cambiato tre uomini (Del Grosso, Pinato e Marsura per Garofalo, Suciu e Geijo), più sorprendente è parsa la formazione proposta da Stellone, che ha rinunciato a Coronado e Nestorovski, oltre a Struna, Gnahoré e Chochev, proponendo l’ex Moreo, il giovane Fiordilino (solo 12 presenze) e comunque 7 undicesimi della squadra travolta qui a fine aprile. Cammin facendo si capirà la scelta di Stellone: dentro quelli più in forma dopo 19 giorni di attesa dall’ultima partita, poi dentro i califfi per spaventare il Venezia e chiudere la gara con quattro attaccanti e un 4-2-4 che non ha lesinato copertura davanti alla difesa. Molto intelligente la lettura della partita da parte del tecnico, che se avesse trovato più concretezza in Coronado avrebbe anche potuto vincerla. E ci sarebbe stato poco da dire. […]”. Questo quanto analizzato dall’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.