“Se Posavec diventerà il portiere del Palermo prenderà un testimone importante. Se ad Anzolin sono bastate due stagioni per entrare nella storia rosanero, a Carlo Mattrel è stato sufficiente un buon campionato. Mattrel arriva dalla Juventus nell’affare che portò, appunto, Anzolin in bianconero. Ha 24 anni, la faccia da bambino. La stagione 1961’-62 sarà la migliore prima dell’era Zamparini: ottavo posto, una clamorosa vittoria a Torino sulla Juve (42) con Anzolin, portiere bianconero, allibito. Mattrel conquista la ribalta parando 8 rigori su 10, di cui due nella partita con la Spal. Per cinque partite di fila il Palermo non prende gol, Carletto, così lo chiamavano, gioca tutte le 34 partite del campionato. Il portiere viene convocato per i mondiali in Cile e sarà in campo nella battaglia di Santiago contro i padroni di casa in cui l’Italia prende due gol, subisce due espulsioni ed esce dalla competizione. Alberto Malavasi, suo compagno del Palermo, lo descriveva così: «Non aveva eccelse doti acrobatiche e atletiche, ma sapeva organizzare la difesa come nessuno. Lui era sempre piazzato: sorprenderlo era un’impresa, perché Carletto prevedeva tutte le traiettorie. Professionista di rara serietà; studiava tutto, si allenava come un certosino, non lasciava nulla al caso». Morirà nel 1976 a 39 anni in un incidente d’auto. IL GIRO DI TRAPANI È destino che per arrivare da Resuttana al Palermo bisogna fare un giro largo. Era già successo negli anni Sessanta a Tanino Troja, che nel quartiere a due passi dallo stadio era nato e arriva in rosanero da Paternò. La storia si ripete con Antonino Trapani, che comincia a parare nella Bacigalupo il cui campo è proprio a Resuttana. Nino Trapani, palermitano, arriva al Palermo nel 1974 a 22 anni. Proviene dal Marsala dove ha giocato per 2 stagioni conquistando una promozione. Nella sua prima stagione in rosanero in B mantiene la porta imbattuta per 765’. Rimane a Palermo per 5 stagioni, 119 presenze sempre in B. Freddo, ben piazzato, Nino Trapani si lascia tradire dall’emozione in una partita di Coppa Italia alla Favorita contro il Napoli. É il 28 agosto 1977, il Palermo a 6’ dalla fine è in vantaggio 21, doppietta di Chimenti al suo debutto casalingo. Il Napoli segna prima con Mocellin, poi con Massa nel giro di 3’. Trapani ammette la sua responsabilità sui gol, confessando che rimase paralizzato dall’emozione di fronte a quello stadio pieno. Andrà poi a Catanzaro, dove debutterà in A, ma un infortunio al braccio ne compromette la carriera. Ha sposato una francese, vive a Parigi dove aveva anche aperto un ristorante. La riserva di Trapani è Lorenzo Frison, che diventa titolare dopo la sua cessione. Debutta in B a 22 anni nel 1977, gioca nel 1979 la finale di Coppa Italia persa dal Palermo con la Juve. In ritiro col Palermo discute il suo ingaggio col presidente Barbera. Dopo un confronto abbastanza teso Frison scoppia a piangere, Barbera si commuove e la firma è fatta. IL CARDINALE Costruire una squadra partendo dal nulla non è facile. E’ successo a Palermo nel 1987. Dopo la radiazione del settembre 1986, il Palermo riparte dalla C2. E deve mettere su una squadra con giocatori che si vedono per la prima volta. Il presidente Lagumina affida all’allenatore Pino Caramanno un compito difficile ed esaltante. I risultati sono strepitosi ma sottovalutati: vittoria alla grande in campionato con un gioco spettacolare, finale di Coppa Italia di C persa col Monza, che giocava però in C1, 4 gol all’Ajax, quello vero, in un’amichevole per festeggiare la promozione. Al momento di costruire la squadra vengono fuori i primi nomi di mercato. Per il ruolo di portiere la scelta cade su Pietro Pappalardo, 22 anni, che gioca nel Siena in C1. «Presidente, è vero che prendete Pappalardo?». Lagumina risponde con ironia: «Pappalardo? Un ottimo cardinale» giocando sull’omonimia del portiere con l’allora arcivescovo di Palermo. Indimenticabile la sera del 19 agosto 1987 quando 40 mila spettatori salutavano il ritorno del Palermo al calcio nell’amichevole con l’Atletico Mineiro. Pappalardo sarà uno dei punti di forza: 32 presenze, 19 gol subiti. Resterà al Palermo fino al 1990’-91. Nel 1988’-89 si alternerà con Pino Taglialatela, 22 anni, in prestito dal Napoli, che tornerà al Palermo nel 1991’-92. SICIGNANO Quando arriva nelle giovanili del Palermo, Vincenzo Sicignano, per tutti Vicè, ha 19 anni. Era il 1993. Aspetta un anno per esordire in B. Rimarrà per nove stagioni, 182 presenze tra B e C, un record tra i portieri della storia del Palermo. Nella classifica dei fedelissimi è al sedicesimo posto davanti a Miccoli e Troja. Sicignano diventa subito uno dei beniamini dei tifosi: estroverso, lascia spesso i pali per andare a protestare con l’arbitro e questo gli costa qualche cartellino. E non esita nemmeno quando c’è da difendere qualche compagno di squadra. Alla sua centesima partita in rosanero para un rigore contro il Benevento. Quando nel 2001 il Palermo torna in B, Sicignano sale a Monte Pellegrino per ringraziare Santa Rosalia.Nel 2012 il ragazzo di Pompei diventa il preparatore del portieri della Primavera. «Sono tornato a casa» dice al suo arrivo. All’inizio della stagione appena conclusa passa alla prima squadra. Toccherà a Vicè far crescere anche Posavec. I GUANTI DI AGLIARDI Federico Agliardi arriva a Palermo nel gennaio 2006 proveniente dal Brescia. Compirà 23 anni il mese dopo, è cresciuto nella Voluntas, storico vivaio bresciano dal quale sono usciti fra gli altri Corini e Pirlo. Il Palermo lo schiera titolare e lo affida alle cure e all’esperienza di Fontana, che gli fa da riserva, per farlo crescere. Ma Federico non è tipo che accetta consigli. In quel primo spezzone di campionato saranno 10 le presenze del giovane portiere bresciano. Il suo momento di gloria è datato 17 settembre 2006, seconda giornata di campionato. Il Palermo passa all’Olimpico sulla Lazio con una doppietta di Di Michele, ma il protagonista è lui, Federico Agliardi: interventi strepitosi, almeno quattro parate “impossibili». Un infortunio di Agliardi spiana la strada a Fontana, che si riprende il posto di titolare: in quel campionato soltanto 9 presenze per il bresciano e saranno 10 nella stagione successiva che chiude la sua esperienza al Palermo. Poteva essere la sua grande occasione, ma, infortuni a parte, è stato penalizzato dalla sua insofferenza ad accettare consigli, persino sulla misura dei guanti. WALTERINO SIRIGU C’è Walter Zenga nel destino di Salvatore Sirigu. Nato attaccante in Sardegna, poi trasformato in portiere, Salvatore arriva a Palermo nel 2005 a 18 anni e diventa subito titolare nella Primavera. Guidolin, allenatore della prima squadra, lo chiama Walterino perchè gli ricorda tanto Zenga, Nella stagione 2006’-07 fa anche due apparizioni in prima squadra: in Coppa Italia contro la Samp e in Coppa Uefa contro il Fenerbahce, quando il Palermo snobbava colpevolmente queste manifestazioni, risparmiando i titolari per il campionato. Il Palermo crede nel ragazzo, lo dà in prestito prima alla Cremonese, poi all’Ancona, per richiamarlo nel 2009: farà da secondo a Rubinho. L’allenatore del Palermo è Walter Zenga, che non esita a lanciarlo in prima squadra dopo le incertezze del titolare. Alla sesta giornata esordisce in A contro la Lazio all’Olimpico e da quale momento non esce più dalla prima squadra. Poi arriva anche la Nazionale e nel luglio del 2011 la cessione alla squadra francese del Paris Saint Germain per 3,9 milioni di euro. Walterino ha 24 anni. Nella stagione successiva conquista lo scudetto. Sirigu è ancora a Parigi anche se quest’anno non ha fatto il titolare“. Questo quanto riportato dall’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.