“Sette metri di spazio vitale da ritrovare e difendere. In testa i pensieri alterni di chi conosce la schizofrenia degli dei del pallone, che danno e tolgono, a volte con cinismo crudele. Questo è il calcio, questa è anche la storia recente di Alessandro Berardi. Terza stagione in riva allo Stretto, unico superstite di quel maledetto 30 maggio 2015, data della sconfitta ai playout con la Reggina. Da lì cambia tutto: dirigenza, allenatore, squadra. Non il portiere, perché Berardi è il solo a ottenere la conferma nella stagione successiva. Inizialmente risponde alla grande, da ultimo baluardo di quella che per settimane è stata la difesa meno battuta del girone: «Periodo splendido, condito da una striscia di 8 risultati utili. Ovunque andassimo, gli avversari ci temevano. Indimenticabile l’ebrezza della vetta». CAOS Poi, però, il blackout: «È scoppiato il caos su più fronti, con inevitabili ripercussioni sulle nostre prestazioni». L’ombra del calcioscommesse. Le prime batoste sul campo. Le parole sospettose del presidente Stracuzzi, poi ritrattate: «Momento terribile, che non auguro a nessuno. Mi sono rialzato grazie ai miei valori e alla mia famiglia. La partita chiave è stata a Matera, da quel momento abbiamo superato tutto». Tutto o quasi, perché il filo sembrava essersi spezzato. A inizio estate Berardi è sul mercato e il Messina si ritrova con 4 portieri in rosa. «Situazione assurda. Poi ho parlato con il presidente, ha detto che avrebbe puntato su di me». Berardi ha saltato le prime due sfide per smaltire i postumi dell’operazione al ginocchio. Domenica, con il Francavilla, tornerà in campo con la maglia numero 1: «Non sono al 100%, ma sto bene. Voglio dare nuove gioie ai tifosi. Messina ormai è casa mia»”. Questo quanto riportato dall’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.