L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sul Lecco e le parole di Di Nunno dopo la riammissione in B.
«Sarebbe stato uno scandalo se non ci avessero ridato la B! Ma adesso basta con queste cose, cominciamo a fare la squadra…». Così Paolo Di Nunno, il vulcanico proprietario del Lecco dopo aver appreso dai suoi avvocati la notizia del Tar. Aggiugendo: «Mi sentivo morire in attesa di questa decisione. E’ vero, c’è ancora il Consiglio di Stato, ma non credo cambierà le carte in tavola: è evidente che la categoria noi l’abbiamo conquistata sul campo, tutti lo devono capire». Il Lecco dunque ha cominciato a pensare concretamente alla B: «Salteremo le prime 3-4 giornate, ma per noi è meglio, perché nel frattempo la squadra si preparerà bene e poi a settembre il nostro stadio sarà pronto». Eh sì, perché dopo tutto questo can can alla fine forse il Lecco non avrà bisogno di trasferirsi a Padova: i lavori al Rigamonti-Ceppi infatti proseguono spediti.
Delusione Di ben altro tenore le parole sui social di Felice Saladini, il proprietario della Reggina bocciata anche dal Tar. Mercoledì anche lui aveva seguito l’udienza a Roma: «Siamo stupefatti dalla decisione. A quanto pare il mondo del calcio è impermeabile anche alle leggi dello Stato. Stiamo vedendo le conseguenze in tanti club. In aula ho avuto un’impressione: che non tutte le proprietà e non tutte le squadre siano uguali. Non potevo credere alle mie orecchie quando ho sentito dire all’avvocato della Figc che la Reggina non sarebbe stata comunque ammessa. Questo dopo aver salvato un club che non poteva iscriversi e, usando una legge dello Stato, ristrutturato il suo debito. Dunque pure la collocazione geografica sembra abbia il suo peso. Nonostante tutto, conservo la mia fiducia nelle istituzioni. Ci rifaremo al Consiglio di Stato».