Gazzetta dello Sport: “Il crollo della A in Cina. Da unica Lega data in Tv a un decimo della Premier”

“C era un tempo in cui la Serie A operava in regime di monopolio. All’inizio degli anni Novanta su CCTV, la tv di Stato della Cina, si vedevano solo le partite del campionato italiano. Un’intera generazione di cinesi è cresciuta ammirando Maldini, Vieri, Del Piero. Ora che la società dei consumi, dopo l’intensa fase produttiva, si sta pienamente affermando nella seconda economia del mondo, ora che il calcio si è globalizzato e il presidente Xi Jinping ha lanciato la missione di conquista, ora che è arrivato il momento di cavalcare l’onda, la Serie A non la vede più nessuno da queste parti. I dati sono eloquenti ed impietosi. NUMERI Secondo una ricerca di Yutang, nel 2015­16 le ore trasmesse dalle tv cinesi sul massimo torneo italiano sono state appena 318 contro le 3605 della Premier League, le 1846 della Liga, le 1626 della Champions e le 1469 della Bundesliga. Per quanto riguarda la televisione in chiaro, è rimasta solo CCTV a proporre le partite della Serie A, a differenza delle altre leghe europee che possono contare sulla copertura delle emittenti locali, addirittura 18 nel caso della Premier che trae estremo vantaggio dalla territorialità della diffusione. Non è un caso se nella classifica delle dieci partite di calcio europeo più viste in Cina nella scorsa stagione non ci sia nemmeno un match italiano: ai primi due posti due sfide di Champions, la finale tra Real e Atletico, e l’ottavo tra la Juve e il Bayern, poi tutti incontri di Premier e Bundesliga, per la convenienza degli orari di inizio, sempre attorno alle 22 locali. C’è un abisso, in termini di popolarità, fra l’Inghilterra e l’Italia. Nel 2015­16 la Premier, con un numero di partite nettamente superiore, ha incassato uno share medio a gara dello 0,320%, più del triplo della Serie A (0,100%). «CCTV ha fatto un lavoro fantastico per promuovere la Serie A, il calcio italiano delle sette sorelle dominava il mondo e anche la Cina. Molti 35enni­ 45enni sono rimasti ancora fedeli all’Italia ma negli ultimi 10 anni, tra scandali e crisi di risultati, l’appeal della Serie A è calato notevolmente», spiega Yu Hang, direttore operativo di LeSports, piattaforma di new media che offre 16mila eventi live all’anno su tutti i nuovi strumenti di trasmissione, dalle smart tv ai telefonini. CHE FERMENTO LeSports, sussidiaria di LeEco, è un’azienda giovane: in soli due anni la sua valutazione è schizzata a quasi 3 miliardi di euro. E giovani sono i suoi dipendenti che animano gli uffici nel quartiere «creativo» di Pechino attorno a Jiuxianqiao North Road, tappezzati di striscioni come quello del Chelsea e con un tapis roulant a un angolo, per tenersi in forma tra una riunione e l’altra. LeSports è l’emittente cinese che sta investendo di più sui diritti calcistici: un miliardo di renminbi negli ultimi due anni, più 2,7 miliardi impegnati qualche mese fa per assicurarsi la Chinese Super League delle prossime due stagioni, per l’equivalente di 500 milioni di euro. La sua parabola è l’esempio di quanto fermento ci sia in Cina nel mercato dei diritti tv, specie quelli del calcio, in stretta correlazione con gli investimenti sulle squadre. «Negli ultimi cinque anni – racconta Yu Hang – operatori di new media si sono affiancati a quelli tradizionali come CCT V aumentando la competizione. Si punta a intercettare i 200 milioni di giovani cinesi che sono i c o n s u m a t o r i ­ chiave. Le leghe europee sono delle ottime “properties” ma quest’anno si è registrato il boom del campionato cinese che comincia a fare concorrenza al calcio estero». La raccolta complessiva della Chinese Super League è stata di un miliardo di euro in 5 anni, venti volte di più del ciclo precedente. IN RITARDO In uno scenario che cambia, la Serie A rischia di restare tagliata fuori. Di sicuro il nostro calcio non è stato in grado di capitalizzare i vantaggi competitivi degli anni Novanta. È rimasto a guardare, senza nemmeno tentare una strategia di marketing mirata, al di là delle recenti organizzazioni della Supercoppa. Fatto sta che attualmente la Serie A è trasmessa sulla tv tradizionale, in chiaro, dalla sola CCTV. Un handicap notevole, se si pensa che in Cina solo adesso sta provando a imporsi la pay tv. Ma stanno avanzando, come detto, i new media. È LeSports a sostenere lo sforzo economico maggiore per il campionato italiano: in questa stagione paga meno di 10 milioni di euro, cioè il 90% delle entrate tv della Serie A in Cina, il resto lo copre CCTV. «Abbiamo cominciato a proporre una­due partite a giornata a pagamento, la risposta è buona. Dobbiamo farlo per rendere sostenibile la nostra attività. Ma se la Serie A vuole far crescere il valore dei suoi diritti esteri deve investire per aumentare la qualità del prodotto. I cinesi non hanno tempo e scelgono il meglio, vogliono vedere lo spettacolo e le stelle in campo. Poi la Serie A sconta il problema del fuso orario: le partite importanti iniziano a notte fonda, non come in Premier. Dovete lavorare sodo per ridestare la memoria degli anni d’oro». Altrimenti cadremo nell’oblio”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”. 

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Redazione Ilovepalermocalcio