Nazionale

Gazzetta dello Sport: “Il caso anti pirateria: la legge adesso c’è ma non s’è mosso ancora niente”

L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sulla legge anti pirateria.

Per una volta erano stati tutti d’accordo. E in tempi sprint. Dopo la Camera, era stato il Senato a dire sì all’unanimità alla legge anti-pirateria. La guerra al “pezzotto” poteva cominciare con un’arma decisiva in più: la possibilità di dare scacco matto ai siti illegali entro mezz’ora. La norma che la Lega di Serie A aveva più volte invocato stimando in un miliardo in tre anni il danno per i club. Era il 12 luglio, un mese e spiccioli dall’inizio del campionato. Neanche i più ottimisti prevedevano di fare in tempo, ma c’era fiducia che in poche settimane si potesse piazzare la bandierina del “ce l’abbiamo fatta”.

E invece, a più di quattro mesi da quel sì decisivo del Parlamento, l’ad della Lega A Luigi De Siervo lancia un nuovo allarme: la legge c’è, ma la sua traduzione operativa è una terra promessa ancora lontana. E questo nonostante pure il recente decreto legge Caivano, che ha al suo interno anche “disposizioni per la sicurezza dei minori in ambito digitale”, abbia definito una nuova stretta assegnando all’Agcom un compito ora tassativo: non “può ordinare”, ma “ordina”, secondo la nuova formulazione, l’oscuramento dei siti pirata. E la piattaforma che consentirà tutto questo dovrà funzionare “entro tre mesi” (prima erano sei, ma eravamo a luglio, quindi poco è cambiato). Questioni tecniche? Contrasti politici con l’opposizione che denuncia un depotenziamento dei poteri dell’Agcom? Meandri burocratici in cui le buone volontà legislative si perdono nella babele dei regolamenti?

Fatto sta che il tavolo tecnico s’è riunito, ma in formato mettiamola così assembleare, con il rischio di produrre una sorta di staffetta dei rinvii, uno tira l’altro magari per ragioni diverse. Nel frattempo, almeno per il calcio abbiamo già digerito un bel po’ di stagione e ancora la fumata bianca non c’è. E così la “cultura del pezzotto” è ancora viva e vegeta, magari paradossalmente diffusa pure e soprattutto da chi se la prende, nel momento in cui la danneggia, con la sua società perché s’è lasciata sfuggire il top player di turno finito in Premier o a Riad. E poi una cosa è chiedere abbonamenti più economici o un servizio migliore. Un’altra rubare. Gol, partite, fiction, film. Cosa che si rischia di continuare a fare. E allora, fatta la legge, troviamo il modo di applicarla. E in fretta.

Published by
Redazione Ilovepalermocalcio