Gazzetta dello Sport: “Il calcio e l’omofobia? Rogers: «Io, gay, vi dico: il calcio ha ancora paura»”
“«A marzo con l’arrivo di Ashley Cole, giocherò sulla destra: non vedo l’ora di ripartire». Non era affatto scontato tornare a discorrere di pallone con Robbie Rogers dopo il 13 febbraio 2013. Quel giorno l’allora terzino del Leeds trasmise coraggio ai polpastrelli e digitò 408 parole sul suo blog personale, poi uscì di casa e si ubriacò. «In questi 25 anni di vita ho avuto paura di mostrare me stesso. L’onestà è una puttana ma ti rende la vita più semplice», scriveva in un post intitolato Il prossimo capitolo. Quello in cui Robbie comunicava di essere gay e annunciava il suo ritiro dal calcio. Subito dopo la rivelazione sparì per un po’: non si vedeva più alle prese con cross e contrasti, tantomeno avrebbe potuto tollerare le battutine dei cronisti sulle docce assieme ai compagni. Questo particolare lo svelò in un’intervista al Guardian, la sola rilasciata prima di richiudersi nel silenzio. Oggi torna a parlare con ET. Perché quel black out? «Rifiutavo l’idea di spendermi pubblicamente per una causa. Poi, anche grazie al sostegno ricevuto, ho capito che l’esempio è importante: sono fiero di fare parte della comunità Lgbt (lesbo e gay)». Con Eric Marcus, autore di Breaking the Surface sulla vita di Greg Louganis (tuffatore che rivelò la propria omosessualità nel 1994), ha dato alle stampe il libro Coming out to play. «Dal 13 febbraio 2013 ogni cosa è andata a posto. Le mie relazioni ora hanno un senso: posso essere sincero con la gente che mi circonda, vivere davvero. Non devo più nascondermi e mi godo piccoli momenti speciali come bere un caffè con un amico». O un compagno di squadra, come Gerrard e Robbie Keane. «Campioni dai quali c’è sempre da imparare, che migliorano tutto il collettivo». Lei, con 4 fratelli e sorelle, capì di essere gay a 15 anni. Poi esordì tra i pro a 20 anni con i Columbus Crew, l’anno successivo vinse il titolo e fu inserito nella top 11 del torneo. «Sì, vengo da una famiglia numerosa e fermamente cattolica e conservatrice del Sud della California!». Poi nel 2009 arrivò pure la convocazione con la nazionale di Bradley, mentre il successore Klinsmann agevolò la sua firma per il Leeds. Un infortunio alla caviglia però rese complicato il suo ambientamento nello Yorkshire. «E gli interrogativi nella mia testa proseguivano. “Passi la palla come un frocio”, mi disse un giorno un allenatore e fui a un passo dal crollare. La confessione del 2013 cambiò tutto». I precedenti non erano incoraggianti: Fashanu è morto suicida nel 1998, il connazionale David Testo e lo svedese Anton Hysen hanno avuto la carriera stroncata dopo il coming out. «Non posso negarlo: la mia esperienza dice che il calcio è un universo omofobo. Se le cose stanno lentamente cambiando è grazie anche al coraggio di chi si dichiara: ho seguito la lite di Napoli a gennaio in coppa Italia tra Sarri e Mancini dell’Inter, abbiamo bisogno di tante persone come l’allenatore interista». L’amore per il pallone era troppo forte e pochi mesi dopo il ritiro lei alzò il telefono e si propose al coach dei LA Galaxy Bruce Arena. «Sì, a darmi forza fu la platea di un evento della comunità gay di Portland, che mi fece sentire un codardo per la scelta di mollare». Il resto fu merito del suo talento, oggi da 180 presenze e 16 gol in Mls; in poche settimane a Los Angeles lei si era ripreso la maglia da titolare. «Sono molto felice: ci sono stati alti e bassi, ma il pallone mi ha portato in giro per il mondo e non cambierei questa vita con nessun’altra. Inoltre la Mls cresce grazie a nuovi investitori e talenti stranieri, non mi posso lamentare». Non è solo una questione agonistica, negli Usa la vita è più semplice. Dopo il suo coming out sono arrivati quelli dell’ex Nba Jason Collins (aprile 2013) e dell’arbitro Kennedy (dicembre). «Le cose stanno cambiando, da questa estate i matrimoni omosessuali sono legali in tutti gli Stati Uniti, il Paese è divenuto più rispettoso delle scelte di vita della sua gente. Spero che il nuovo presidente prosegua sulla strada dei diritti e affianchi uomini e donne omosessuali nella battaglia quotidiana contro le discriminazioni»”. Questo è quanto riporta l’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.