L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport2 si sofferma sul dietrofront di Massimo Cellino tornato alla guida del Brescia.
Massimo Cellino è di nuovo presidente del Brescia l’ha comunicato ieri mattina un consiglio d’amministrazione durato il tempo di ufficializzare la fumata bianca nell’aria ormai da giorni. Non un dettaglio il fatto che la delibera sia arrivata «all’unanimità» e «su proposta» di Stefano Midolo, l’amministratore di nomina giudiziaria di Eleonora Immobiliare (la società che controlla Brescia Holding, a sua volta controllante del Brescia Calcio).
I conti del Brescia sono in ordine, il bilancio è sano e c’è liquidità sufficiente per arrivare tranquillamente alla fine della stagione, come da consolidata tradizione di Cellino (esemplari in questo senso anche le gestioni di Cagliari e Leeds). “Midolo rappresenta il Tribunale e potermi rapportare a lui è stato determinante: è una persona seria e preparata, si è reso conto di come lavoro” sottolinea il presidente, amministratore di Brescia Holding che cambierà governance formando un Cda di cui farà parte Pierangelo Seri, già custode per nomina giudiziaria delle azioni di Eleonora Immobiliare.
“L’avevo detto a Clotet prima della partita – rivela Cellino – è inutile che piangete per me, se davvero mi rivolete come presidente dimostratelo giocando come si deve. Ho scelto lui e non un tecnico italiano perché Clotet era uno da vittoria o sconfitta: la china di pareggi che avevamo preso mi deprimeva, in aggiunta agli altri problemi. Se non riesco a trasmettere alla squadra entusiasmo è meglio che mi faccia da parte. Contro la Spal è arrivata la vittoria: il modo giusto di dimostrarmi che volevano restassi. Li ringrazio”. Cellino riparte da una squadra terza in classifica ma “quartultima per costo degli stipendi. Io non guardo tanto alla posizione che occupiamo ora, m’interessa il discorso in prospettiva così come mi piacerebbe fare uno stadio nuovo a Mompiano e rendere la società al 50 per cento dei bresciani. Purtroppo non sono riuscito a fare quello che avrei voluto. Ma la mia idea di calcio non pensa al risultato domani, è di prospettiva. Una rosa giovane, che giochi senza paura valorizzando talenti come Tonali: per lanciarlo ho dovuto mandar via 4 allenatori prima”.