“«Iachini è un deficiente, ha la mentalità da perdente, fa giocare male la squadra». Così parlava Zamparini lo scorso marzo contemplando l’ultimo scalpo. Stasera si gioca PalermoUdinese e il saggio Beppe, fresco doppio ex, racconta così una partita non banale. «Nonostante tutto, provo affetto per Zamparini. Se sono stato l’allenatore che ha resistito di più nella sua gestione (il secondo in classifica è Guidolin, ndr), si vede che ho fatto qualcosa di positivo». Sì, ma le parole pronunciate dopo le sue dimissioni… «Mi ha telefonato subito dopo quell’intervento a Radio 24 per scusarsi e dire che non intendeva offendermi, che erano solo battute». E lei ci ha creduto? «Mah sì, diciamo che Zamparini ha un carattere particolare, lo conosco da una vita, ero un suo giocatore al Venezia. Alla fine il rapporto si era deteriorato per differenti vedute tecniche: lui voleva la difesa a 4, io gli facevo notare che non avevo i giocatori con le caratteristiche giuste. E infatti Ballardini poi si è salvato con il 352. Comunque è stata un’esperienza positiva durata quasi tre anni. Per questo, al di là di come sono finite le cose, devo ringraziare Zamparini per l’opportunità che mi ha dato». Primo anno: promozione in A. «Un campionato incredibile, chiuso con 86 punti, una quota da record. Non solo, ma ho lanciato anche giovani come Dybala e Belotti». Ha capito subito quanto valevano? «Certo. Avevano entrambi molti margini di miglioramento, giocavano in coppia nel 352 o con Vazquez trequartista. Un attacco fortissimo. E non dimentico Quaison, Chocev, Rispoli, che sono protagonisti anche nella squadra di oggi». Secondo anno: undicesimo posto. «Una stagione forse irripetibile, ci siamo salvati in anticipo offrendo un gioco spettacolare». Terzo anno: un disastro. È stato esonerato, poi richiamato. Poi ha tolto il disturbo. «Nello scorso campionato le cose sono andate male fin dall’inzio, l’importante è che, tra tante tribolazioni, alla fine sia arrivata la salvezza». Questo Palermo può salvarsi? «Penso proprio di sì, come l’Udinese». Iachini cerchiobottista… «Ma no, sono due squadre che hanno cominciato la stagione con qualche difficoltà, ma che hanno giocatori importanti, che possono fare la differenza. Penso a Diamanti e Thereau, tanto per fare due nomi. Sarà una partita molto equilibrata». L’Udinese l’ha mandata via dopo appena 7 partite, non dica che se lo aspettava. «No, è stata una sorpresa, non me lo meritavo. Purtroppo in questi casi manca la pazienza di aspettare il progetto che ha in testa l’allenatore». Ma cosa è successo? «Ho cominciato il campionato con 4 giocatori chiave infortunati: Widmer, Samir, Badu e Hallfredsson oltre a Thereau frenato da problemi fisici. E quindi abbiamo dovuto affrettare i tempi di recupero di gente come Fofana, De Paul e Jankto». Quindi stavolta non è stata una questione tattica? «Durante il ritiro avevamo provato il 352, che ormai fa parte della storia dell’Udinese. Poi ho cambiato passando al 4312 o 4321 perché avevo giocatori che mi permettevano di farlo, come De Paul, Evangelista e Peñaranda. Ma serviva tempo per recuperare gli infortunati e assimilare il nuovo sistema di gioco che ora viene seguito anche da Delneri». Serviva più tempo dunque? «Sì e la società non me l’ha dato, peccato. Ma non butto via quelle 7 partite, ho vinto in casa del Milan, avevo un gruppo che mi seguiva. Mi sarebbe piaciuto vedere la squadra con tutti i giocatori al massimo della condizione». Cosa fa adesso? «Ho in programma di andare in Inghilterra, a studiare gli allenamenti di Conte, Guardiola, Ranieri. E poi da Ancelotti a Monaco. Aspetto che finiscano gli impegni di Champions e mi organizzo. E’ fondamentale capire come lavorano colleghi così importanti». E se un giorno Zamparini dovesse chiamarla? «Perché no? Dipende dal progetto, da tante cose. Ci penserei su. Mai dire mai»”. Questa l’intervista integrale a Beppe Iachini realizzata da “La Gazzetta dello Sport”.