“Il calcio dà i numeri. Ecco quelli che ieri, alla presentazione del primo Conto economico del calcio italiano, uno studio della Federcalcio con la collaborazione di Deloitte, ci hanno colpito di più: 913 milioni e 300mila euro di ricavi nella stagione 20142015, 23 milioni e 100mila spettatori nello stesso periodo. Roba da serie A? Macché. Le cifre si riferiscono alla voce «calcio dilettantistico e giovanile». E in effetti è proprio questa la novità della fotografia, anzi della «risonanza magnetica», l’espressione usata da Tavecchio, presentata ieri in Parlamento. «Lo sport, e fra gli sport il calcio per primo, è uno straordinario strumento di aggregazione sociale. Soltanto la scuola è davanti a noi», dice il presidente della Federcalcio, che non fa passi indietro sulla sponsorizzazione della società di scommesse Intralot: «Abbiamo fatto le cose rispettando la legge».
PIU’ E MENO Piccolo è bello, sembrano dire i numeri. Anche perché è un piccolo che diventa grande, quando si guardano le cifre complessive: 61.017 squadre, 29.131 lavoratori retribuiti, 234.613 volontari. Cifre che fanno dire a Riccardo Raffo, della Deloitte, di «risultati strabilianti». Un sistema, quella del calcio periferico, che sembra economicamente più sostenibile del format più grande, di cui era già noto il «rosso» dei conti: la perdita del sistema pallone è di 525,8 milioni di euro, ma il 98,7 per cento di questo «meno» viene dal pianeta professionistico.
IL NOSTRO PIL L’altro calcio, sfiorando il miliardo di ricavi, dà un contributo decisivo per il piazzamento dell’Italia nella hit parade dell’industria del calcio: «Quasi il 12 per cento dei 35,7 miliardi del pil mondiale del settore, è italiano», spiega Michele Uva, direttore generale della Figc. Soltanto Inghilterra e Germania ci sono davanti. Certo quel buco di 500 milioni e passa non dà certo un’idea di particolare salute del sistema. Ma Uva dice che «il segno meno può anche voler dire investimenti e ricapitalizzazioni». Pure quell’8 per cento di ricavi «da gare», cioè gli incassi da stadio, fa un po’ di tristezza. Un calo inarrestabile? «No, bisogna ripartire da impianti moderni. Basta vedere i dati positivi della Juventus, ma anche del Sassuolo e dell’Udinese».
CRITICITA’ Fra le criticità evidenziati dai numeri del report ci sono sicuramente i dati del calcio femminile. Gli 8,9 milioni di euro rappresentano una quota minuscola nella torta dei ricavi. «Ma noi stiamo puntando sul calcio femminile, sia sull’apparentamento con i club professionistici, sia con un investimento federale importante. «È il settore determinante per la crescita», aggiunge Uva. E qui c’è ancora tanta strada da fare e molti pregiudizi da abbattere”. Questo quanto si legge nell’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.