Gazzetta dello Sport: “I colpi nella calza della Befana, storia del mercato di riparazione che diventa supermarket. Quando Foschi portò in rosa…”
L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” parla del mercato di gennaio: “Una volta si chiamava «mercato di riparazione»: i dirigenti rammendavano il vestito confezionato in estate, rattoppavano i buchi, ingaggiavano un mediano o un difensore che fosse disposto a fare anche la panchina. Non colpi sensazionali, insomma. Poi è venuto il tempo del «supermercato dei sogni»: a gennaio, con la pancia ancora piena per le abbuffate natalizie, presidenti e amministratori delegati, sull’onda di un’isteria mediatica che coinvolgeva tutti, regalavano al popolo campioni e illusioni come fossero stelle filanti. Non importava che questi giocatori fossero «funzionali al progetto», bastava che i loro nomi scaldassero i cuori e riempissero le casse dei botteghini. Guarda caso il Milan, cioè la società più attenta e sensibile all’immagine tra le big della A, è stata, nell’ultimo periodo, la più attiva al mercato di gennaio. IMMAGINE Nel 2007, con un’operazione benedetta da Berlusconi, Galliani portò in rossonero Ronaldo che, con i suoi gol, aiutò la squadra di Ancelotti a conquistare un posto in Champions League. In quel periodo, l’allora d.s. del Palermo Rino Foschi scovò in Uruguay un attaccante destinato a fare meraviglie: Edinson Cavani. Nel 2008, invece, dopo aver vinto la Champions League, la Supercoppa europea e il Mondiale per Club, ecco sbarcare in A un ragazzino che, quando segnava, festeggiava mostrando un cuoricino ai tifosi: si chiamava Alexandre Pato. L’anno dopo fu la volta di David Beckham: il suo acquisto fu bollato come un’operazione di marketing, ma in realtà l’inglese si dimostrò un ottimo centrocampista e un professionista esemplare. Sull’onda delle emozioni le trattative invernali hanno sempre tenuto occupati Galliani e i suoi collaboratori. Che, nel 2013, in capo a un lungo tiraemolla, riuscirono a portare in rossonero Mario Balotelli, il quale poco tempo prima era stato definito da Berlusconi una «mela marcia». Ma le parole volano con il vento, si sa, e ciò che si dice la sera viene dimenticato la mattina… PRETESE Più o meno negli stessi giorni del 2013 in cui il Milan si appendeva al petto la medaglietta di Balotelli, l’Inter volava a Zagabria per strappare alla Dinamo Mateo Kovacic. L’anno prima il colpo nerazzurro era stato Fredy Guarin e nel 2011, freschi di Triplete e di esonero di Benitez con l’avvento di Leonardo in panchina, arrivarono Nagatomo e Pazzini. Era andata meglio nel 2010 quando Mourinho s’impose e per costruire la squadra delle meraviglie pretese l’acquisto di Pandev dalla Lazio: non un top, ma quello che serviva. Nel 2004, invece, la gioia dell’Inter fu doppia perché acquistò un grande, Dejan Stankovic, e perché lo strappò alla Juve con la quale si era già accordato. Luciano Moggi, d.g. bianconero, ci rimase malissimo e per anni agli amici continuò a mostrare il contratto firmato dal serbo che teneva gelosamente chiuso in cassaforte. PROGRAMMA La Juve non si è mai distinta per le operazioni invernali. In genere, i bianconeri il vestito preferiscono confezionarlo in estate. Qualche errore, tuttavia, è stato commesso. Un nome su tutti: Nicolas Anelka. Sbarcato a quasi 34 anni, dopo una carriera in giro per il mondo, non ha lasciato un ricordo memorabile: poche presenze, nessun gol. Il suo volto, però, è nella foto del secondo scudetto dell’era Conte (2013). Meglio era andata ai dirigenti bianconeri nell’inverno del 2011, quando presero Barzagli dal Wolfsburg: ancora oggi è uno dei pilastri della Juve. L’ultima sessione, quella del 2015, ha visto le milanesi molto attive, m con risultati piuttosto discutibili. L’Inter ha acquistato Shaqiri e Podolski, che non hanno certo incantato e dopo pochi mesi hanno fatto le valigie. Il Milan si è buttato su Cerci, Bocchetti, Paletta e Destro, ma non sono serviti a conquistare la qualificazione a una coppa europea. Più lungimirante l’operazione del Napoli che ha fortemente voluto Gabbiadini, lo ha corteggiato e lo ha preso dalla Sampdoria. Diciamo che, in questo caso, l’investimento non era una operazione d’immagine, ma rientrava in una precisa e logica programmazione. La Samp, al contrario, ceduto Gabbiadini, cioè un giovane di talento, decideva di riportare in Italia Samuel Eto’o. Per giudicare il senso dell’affare è sufficiente ricordare il numero dei gol realizzati dall’attaccante: soltanto 2. La verità è che quello di gennaio, al di là delle emozioni che sono sempre figlie delle speranze più che della ragione, resta un «mercato di riparazione» e non un «supermercato dei sogni». Per averne conferma poniamoci una domanda: i più grandi club del mondo (Bayern Monaco, Real Madrid, Psg, Barcellona…), per diventare ancora più grandi, si rifanno il look in inverno oppure preferiscono aspettare il tiepido sole di primavera?”