L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sul Verona e i guai in vista per fatture false.
Una società fantasma per coprire l’emissione di fatture false per operazioni inesistenti. È l’ipotesi accusatoria dell’indagine giudiziaria «Operazione Cyrano» condotta dalla procura della repubblica di Reggio Emilia, che ha fatto arrivare ieri, di primissima mattina, la Guardia di Finanza anche nella sede del Verona e portato all’iscrizione nel registro degli indagati del patron Maurizio Setti.
Subito dopo la diffusione della notizia, però, il club ha diffuso un comunicato riducendo la contestazione degli inquirenti a una somma di 50mila euro e aggiungendo un’altra circostanza: «In ogni caso, si smentisce in maniera categorica che l’oggetto dei documenti fiscali richiesti attenga a contratti di sponsorizzazione, argomento di cui nessuno ha parlato». In un primo tempo, quello degli investimenti pubblicitari, era stato considerato il cuore dell’indagine che comunque ovviamente è ancora in corso. Ci sarebbero fra i nomi nella lente di ingrandimento della procura anche altre società calcistiche, ma non di serie A.
Scatola vuota L’Hellas Verona, comunque, è soltanto una delle numerose società che rientrerebbero nella galassia su cui ha acceso le luci la procura della repubblica reggiana. Il cuore dell’inchiesta è infatti questa società “cartiera”, la “Dal Worldwide Distribution”, con sede solo formale a Modena, secondo gli investigatori una struttura di comodo che ha come oggetto sociale dichiarato «attività di concessioni pubblicitarie», ma che sarebbe in sostanza una sorta di scatola vuota, riempita solo dal ruolo utile per mascherare la frode fiscale.
Ieri, si è appreso che oltre al Verona ci sono altre 21 società monitorate nell’attività riconducibile alla società sotto accusa. L’evasione, relativa agli anni di imposta 2018 e 2019, ammonterebbe complessivamente per tutte le società censite a circa 10 milioni di euro. Fra queste ce n’è anche una riferibile a un ex pilota di motocross reggiano, mentre la somma più ingente riguarda una società edile operante sempre nel territorio della provincia di Reggio Emilia. Infine, fra le attività sospette che hanno portato all’iscrizione nel registro di 26 persone, ce n’è anche una che gestisce due canali sportivi sulla piattaforma Sky (l’emittente è totalmente estranea all’indagine).