L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sul flop della Nazionale.
Azzurri in crisi nera: nelle analisi del giorno dopo tra le frasi chiave ritornano “invasione straniera”, “limitati investimenti sui vivai”, “scarsa cura dei talenti”. Temi, o meglio accuse, che chiamano in causa le società: ne ha parlato ieri il presidente federale Gravina. La Lega, espressione dei club, non ha replicato. Parlano i documenti datati dicembre 2022 e febbraio 2024 che la Serie A ha prodotto e inviato in Figc. Nel primo documento “riformare il calcio italiano” si parla di “valorizzazione dei giovani” già al punto 3, di “seconde squadre” al punto 5.
La Serie A, due anni fa, chiedeva di potenziare “in modo significativo” l’investimento sul settore giovanile, sia per assicurare la crescita del calcio italiano, sia per “supportare le nazionali”. Per le squadra Primavera ha chiesto un obbligo di calciatori formati e di ridurre il numero dei fuori quota: solo il 3% dei giovani partecipanti finiva in Serie A. Dall’aprile 2023 allora, per volontà della Lega, devono essere presenti in distinta almeno 5 giocatori convocabili nelle nazionali azzurre, smentendo l’immagine di Primavera tutte straniere.
Dovranno essere 8 nel 2024-2025 (comprenderà non solo gli Under 19, ma anche gli U20) per salire a 10 nel 2025-2026. Altro fronte quello delle seconde squadre, altro progetto volto a “ottimizzare la filiera dei calciatori delle società”, con la richiesta della Lega di introdurre un modello più flessibile, sull’esempio spagnolo e tedesco, o su quello inglese con un campionato Under 23 ad hoc. La A chiedeva, inascoltata, una quota d’accesso ridotta e certezze sulle iscrizioni (che oggi mancano) con l’ipotesi dell’iscrizione in sovrannumero (dunque la possibilità di creare un girone con una squadra in più).