“Chi conquisterà la Champions 2016? Calma, è ancora presto. Ma in due sono convinti di aver già vinto: Sky e Mediaset. Nell’infuocata guerra dei diritti tv, il 10 febbraio 2014 è stato un giorno-spartiacque: Mediaset strappò la Champions a Sky pagando per l’esclusiva triennale l’impressionante cifra di 717 milioni, 239 a stagione, il 50% in più del ciclo precedente. Ora è tempo di fare i primi conti ed entrambe le emittenti ostentano soddisfazione. QUI SKY La tv italiana di Murdoch temeva un contraccolpo per la perdita di un prodotto trasmesso da anni: le simulazioni più pessimiste, ai piani alti di Santa Giulia, parlavano di 200mila abbonati in meno. Le cose sono andate diversamente. Se al 31 marzo 2015 gli abbonati a Sky erano 4,746 milioni, al 31 dicembre si sono attestati a quota 4,7, con un recupero nell’ultimo trimestre. In totale, quindi, 46 mila abbonati in meno, appena l’1%. L’effetto-Champions non c’è stato. Certo, ha influito la diversificazione dell’offerta Sky (tra serie tv e intrattenimento), ma bisogna dedurre che la Champions League non è così cruciale per i processi decisionali degli utenti. Di certo non quanto il campionato. Tuttavia, chi quei diritti li sta esercitando esulta altrettanto. QUI MEDIASET In attesa dell’approvazione del bilancio, i vertici di Mediaset hanno annunciato che sono stati superati i 2 milioni di abbonati a Premium. Sarebbe a dire 300mila utenti in più grazie alla Champions. Visto che l’obiettivo finale, da raggiungere nell’arco del triennio, è di 600mila tessere in più, i risultati parziali lasciano ben sperare. Tutto questo, però, si tradurrà in entrate a sufficienza per sostenere costi così elevati? Premium è un’attività in perdita per Mediaset, che nel 2005 decise di entrare nel mercato della pay tv per arginare lo strapotere di Murdoch: all’inizio ci si è limitati a un comportamento difensivo, con la copertura delle big della Serie A, poi c’è stata la svolta della Champions. Si pensava che quei 717 milioni investiti in acquisizione dei diritti fossero il preludio alla cessione di una Premium più ricca a un soggetto straniero (Al Jazeera o Vivendi) o alla stessa Sky. Si pensava pure che prima o poi Sky e Mediaset avrebbero firmato un armistizio dividendosi la Champions. Ancora non è successo nulla di tutto questo. Una cosa possiamo dirla: l’esborso della Champions, 239 milioni l’anno, rischia di essere insostenibile per un’emittente che nei primi nove mesi del 2015 ha fatturato 406,1 milioni, lo 0,89% in più rispetto all’anno prima. I segnali della pubblicità, comunque, sono incoraggianti. Secondo le stime Nielsen, i ricavi pubblicitari di Premium sono cresciuti del 6% nel 2015, a quota 100 milioni. Ma il fattore-chiave è la spesa per abbonato (in gergo Arpu): bisognerà vedere come la crescita di abbonamenti si tradurrà in termini di fatturato. Solo una grande accelerata delle entrate potrà consentire a Mediaset Premium di raggiungere il pareggio di bilancio, fissato al 2018. COSTO-BENEFICIO Sulla scorta dell’esperienza italiana e non solo, vien da pensare che la Champions costi davvero troppo rispetto a ciò che rende alle tv. In Italia il valore dei diritti è quasi triplicato in questi anni: dai 97 milioni a stagione del biennio 2010-12 (quando c’era pure la Rai) ai 239 milioni del triennio 2015-18 (con la sola Mediaset). Gli ascolti della manifestazione sono in calo, stando ai dati Auditel delle gare delle italiane nella fase a gironi. L’audience media a partita in pay tv è passata da 1,377 milioni nel 2013-14 a 603mila in questa stagione, quella del chiaro è calata nel giro di un anno da 6,4 a 4,2 milioni. In Inghilterra British Telecom ha sbancato nell’ultima asta bruciando Sky: 1150 milioni di euro, 383 all’anno, cioè il doppio del ciclo precedente. Bene, nei primi sei mesi di questa stagione i nuovi abbonati televisivi di BT sono stati 203 mila, insufficienti a coprire le spese. Ma BT è una «telco» che macina utili pazzeschi con le sue attività caratteristiche. I broadcaster devono fare altri ragionamenti. Sky e Mediaset dichiarano entrambe vittoria, ma a vincere è stata l’Uefa, che ha visto incrementarsi i diritti tv della Champions League da 1,4 a 1,9 miliardi a stagione. Cosa succederà al prossimo giro, dopo che i potenziali acquirenti avranno soppesato i costi-benefici di questo prodotto? Così com’è la Champions non sembra avere prospettive di crescita. Se mutasse la formula – come chiede l’Eca, vale a dire big sempre presenti e meno posti per le piccole – il discorso cambierebbe…”. Questo è quanto si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.