Gazzetta dello Sport: “Festa Palermo, resta in A. Il Verona mette solo ansia”

“Pianti e psicodrammi non sono più in calendario. Il Palermo urla la parolina magica «salvezza» alle 22.42, davanti a oltre 30mila tifosi in estasi come fosse la conquista dell’Europa League, mettendo tra parentesi la più tormentata e per certi versi paradossale stagione della sua storia (7 allenatori, 9 cambi in panchina). Sono gli acuti di Vazquez, Maresca e Gilardino, così belli da sembrare semplici quando invece non lo sono per niente, la chiave e insieme la sintesi della sofferta vittoria dei siciliani sul Verona già retrocesso, in fondo a un’aspra battaglia con due espulsi (Wszolek e Morganella che vengono alle mani), due pali (Pazzini e Ionita), due reti gialloblù (Viviani e Pisano) e un’intensità terribile fino al triplice fischio. Gol di uomini simbolo, stretti attorno a una bandiera: solo loro, in fondo, potevano scrivere la sentenza finale sulla lotta per non retrocedere. BATTAGLIA Troppi veleni, troppi conti in sospeso perché la partita in campo possa avere qualcosa di amichevole. Niente simulazioni: tutto vero. Nel momento decisivo, i rosanero reagiscono da squadra e vengono a capo di un Verona non proprio in versione vacanziera. E chi sospettava di vedere in campo una squadra molle e sazia per effetto dei 15 milioni di paracadute in caso di salvezza del Palermo, dovrebbe ricredersi e chiudere scusa ai gialloblù. Che invece la partita se la giocano con orgoglio, creano allarmi a più riprese ai rosanero e tengono il risultato in bilico fino alla fine, giocando senza stress e freni psicologici come avrebbe voluto Delneri molto tempo prima. TENSIONE ALLE STELLE Entrate dure, aree di rigore che si trasformano in giganteschi flipper, con palloni che non entrano in porta a dispetto di ogni logica o per merito di un Sorrentino spaziale: è la storia del primo tempo. Ballardini aggiusta in corsa l’abito tattico spingendo più su possibile Rispoli e Morganella e avanzando gli interni per intasare la zona partenze del centrocampo gialloblù, elettrico con Marrone e Viviani capaci di lottare e governare. Sono tracce che disegnano la partita. Fino a quando Vazquez, sulla scia vincente degli illustri predecessori Pastore e Dybala, non tira fuori dal cilindro il colpo risolutore spostando l’inerzia del match: un sinistro intriso di veleno che va a spegnersi all’angolino. E’ già l’apoteosi. Ma il Verona, mai domo, è deciso a dire la sua e, dopo la doppia espulsione Wszolek­Morganella figlia del nervosismo alle stelle, colpisce due volte il palo con Pazzini e Ionita (determinante nelle due occasioni Sorrentino) e gela il Barbera al 3’ della ripresa con una rasoiata di Viviani, colui che rifiutò l’estate scorsa il trasferimento a Palermo: onta e gol inaccettabili per il popolo rosanero. SORPASSO Eppure passano appena 3’ e la squadra di Ballardini, sopravvissuta al brutto colpo, compie il sorpasso con un’azione in stile rugby che porta dalla touche (rimessa laterale lunga di Rispoli) alla meta Maresca, il cui colpo di testa dissolve tutta la frustrazione palermitana. Non solo. Negli spazi larghi del Barbera, i padroni di casa capiscono di poter spingere sull’acceleratore e puntuale spunta all’improvviso la testa vincente del campione del mondo Gilardino (su cross dell’angelo dalla faccia sporca Rispoli, ancora lui): il recente gol in fotocopia di Frosinone. Seguiranno minuti incandescenti, un roteare di bulloni a centrocampo e i due tecnici a muovere la panchina per immettere energie fresche in campo. Come in un thriller che si rispetti, si materializza pure il gol in mischia dell’ex, Pisano, che allunga la tensione ma non cambia il verdetto: Palermo salvo tra indicibili sofferenze. E la gente del Barbera può cantare fino a notte fonda la canzone della Serie A in cassaforte”. Questo quanto scrive l’odierna edizione de “La Gazzetta dello Sport” su quanto è avvenuto ieri sera nello scontro salvezza tra Palermo ed Hellas Verona.