Il sogno è diventato realtà. Il Leicester di Claudio Ranieri è diventato ufficialmente campione d’Inghilterra, complice il pareggio di ieri sera tra Chelsea e Tottenham. Di seguito quanto si legge sull’odierna edizione de “La Gazzetta dello Sport”: “In fin dei conti gli uomini normali si vedono le partite di calcio in poltrona, dopo una giornata di lavoro: Claudio Ranieri è diventato campione d’Inghilterra così, sul divano della casa di Leicester, seguendo Chelsea Tottenham. L’urlo della città è arrivato dentro al salotto, dove l’allenatore delle Foxes ha vissuto la serata più importante della sua carriera con il vice Paolo Benetti, il preparatore atletico Andrea Azzalin e la moglie Rosanna, la donna con la quale a luglio festeggerà i 40 anni di matrimonio. Claudio nel 1976 giocava ancora nel Catanzaro, di cui sarebbe diventato simbolo e grande totem di un gruppo di calciatori che con lui ha condiviso le pagine più belle del club calabrese. La prima panchina sarebbe arrivata nel 1986, sempre in Calabria, a Lamezia. SUPPLIZIO E’ stato un supplizio. Ranieri era rientrato in tempo per seguire la sfida dello Stamford a Leicester, dopo 24 ore di voci di tutti i generi: sarà in volo durante la gara, la vedrà a Londra, andrà a farsi una passeggiata da qualche parte per non logorarsi l’anima. Il piano era invece approntato da giorni. Appuntamento nella sua dimora di Leicester, con lo staff italiano e la moglie. Lo striscione di un tifoso del Chelsea, «Let’s do it for Ranieri», lo ha fatto sorridere. Il primo tempo ha dato ragione alla cautela di Ranieri: i gol di Kane e Son sembravano rinviare tutto al match di sabato con l’Everton. L’inserimento di Hazard, per un vecchio pirata come Ranieri, è parso come un raggio di sole nella bufera. Il manager del Leicester ha accennato un altro sorriso e ha mormorato «speriamo». Un componente dello staff inglese, Steve Walsh, quello che ha portato a Leicester gente come Vardy, Mahrez e Kanté, ha twittato: «Hazard è la mossa giusta». HAZARD E’ stato il segnale che qualcosa potesse cambiare. La rete di Cahill ha dato una scossa a Ranieri, il 22 di Hazard è stato un colpo di frusta. Lui, mister normalità, l’uomo che Mourinho un giorno aveva preso in giro – salvo poi scusarsi e al quale in Italia era stata appiccicata l’etichetta di eterno secondo, senza considerare che non gli era mai stato affidato un bolide di formula uno, ma quasi sempre squadre da rimettere in corsa o alle quali ridare dignità dopo stagioni tormentate, si è preso una solenne rivincita. Ora la gioia è un mix di soddisfazione, commozione, leggerezza, sorrisi, lacrime. Ranieri mostra un carattere quasi britannico, ma nel profondo del suo «io» è latino, soprattutto italiano: «Sono un uomo felice. E’ una soddisfazione immensa questo titolo, il coronamento di una carriera che ho vissuto sempre a testa alta. Mi davano per bollito dopo la Grecia, ma a Leicester ho dimostrato di non essere ancora un allenatore da pensione. Mi piacerebbe chiudere qui, a Leicester, dove mi auguro che questo successo possa essere solo la prima di una serie di soddisfazioni. Abbiamo vinto tutti: staff, giocatori, società, la città. Sono orgoglioso di aver guidato questo gruppo di calciatori: uomini veri, gente umile che ha dato tutto per realizzare un sogno comune. Non soquando mai si ripeterà un’impresa bella e pulita come questa. Mi hanno fatto piacere i complimenti che ho già ricevuto, sono belle soddisfazioni anche per un uomo navigato come il sottoscritto. E’ un successo che dedico a tutte le persone che mi vogliono bene, a cominciare dalla mia famiglia, ma non è un trionfo contro qualcuno. Non ho pensieri negativi, non ho rancori personali. Non appartengono alla mia cultura e al mio modo di essere. Il mio messaggio, rivolto soprattutto ai giovani, è che non bisogna mai arrendersi, anche se servono anni e anni per arrivare ai risultati. Lo sport è come la vita, una cosa meravigliosa. Che cosa ho pensato al gol di Hazard? E’ stata la rete più bella della stagione insieme con quella straordinaria di Vardy al Liverpool». La signorilità di Ranieri si è vista anche a caldo, nell’euforia della festa e tra mille telefonate ricevuto di complimenti. Una ha voluto farla lui, per ringraziare Hiddink, il collega olandese al quale, con la voce commossa, ha detto cinque volte grazie. GIORNATA Una serata prima normale poi eccezionale dopo una giornata frenetica, con la visita alla madre Renata, 96 anni, il pranzo, la corsa verso l’aeroporto, i giornalisti sotto la casa e poi allo scalo di Ciampino, per prendere il volo privato messo a disposizione dal proprietario del club, destinazione Birmingham e, infine, il viaggio in auto verso Leicester. Come in un film, e in questo momento ci viene in mente la poesia di Nuovo Cinema Paradiso, Ranieri ha ripercorso in queste ore anni di salite e discese, di trionfi vissuti a Cagliari, Firenze e Valencia e appena sfiorati nelle metropoli, su tutti lo scudetto con la Roma mancato di un amen. Sarebbe stato il successo più amato, nella sua Roma: «Il mio rammarico non è la sconfitta con la Sampdoria, ma essere arrivato solo alla terza giornata. Chissà come sarebbe andata». A Leicester si è preso la rivincita. E che rivincita”.