“Ha svezzato Icardi e Dybala: «Pensa metterli insieme, ma la tecnica di Paulo e la sua voglia di migliorarsi ogni giorno è incredibile». Ora ha il potenziale fenomeno Penaranda: «Potenzialità indiscusse, attaccante di profondità. Ma deve capire dove è finito. Non parla italiano e deve lavorare fisicamente». Beppe Iachini guida l’Udinese multietnica, la prima dopo Di Natale e il gruppo storico italiano: Pinzi, Domizzi, Pasquale.«Parola d’ordine ricostruire. Ricreare un gruppo. Da qui siamo partiti». Cosa le ha chiesto Gino Pozzo quando l’ha scelta? «Aveva notato il mio lavoro tecnicotattico di questi anni. Sapeva che avevo valorizzato tanti giocatori. Quando mi hanno parlato, prima lui e poi il padre, sembrava che mi conoscessero da una vita. C’è stata subito empatia positiva. Mi hanno chiesto di dare la mentalità giusta, di far crescere il loro patrimonio». Col 3-5-2? Sembra non ci sia altro abito per l’Udinese… «E’ un sistema che qui ha dato grandi risultati. E i giocatori sono adatti. Io l’ho usato a Brescia e Palermo, alla Samp facevo il 4312, al Chievo 433. Qui si può provare pure un 3421». Dopo gli anni magici di Guidolin, l’Udinese si è persa. «I cicli finiscono. Ma il morale è importante e alcune corde sono da ritoccare. Però vedo i ragazzi vogliosi e disponibili». Lei è padre di tre figli, due giocano: che idea ha dei calciatori di oggi? Lei non ha un tatuaggio. «No e non li ho mai visti di buon occhio, ma devo adattarmi alla moda, i miei figli li hanno. Il mio compito è dare certezze a chi ha molte incertezze. Ho imparato dei valori: educazione, rispetto, onestà e lavoro». Sono le basi che le danno grande credito dopo quello che le ha fatto Zamparini a Palermo… «Penso di essermi guadagnato la stima col lavoro, i risultati e l’onestà. Sono arrivato in B con la squadra 13a , abbiamo fatto una cavalcata trionfale fino in A e facendo un bel campionato. Ho valorizzato tanti calciatori. La promozione è il ricordo più bello. Ho lasciato tanti amici: una città che vive di passione». E Zamparini l’ha più sentito? «No. Gli auguri a Natale? Sì, sono stato suo capitano da giocatore a Venezia e la stima per l’uomo è rimasta, nonostante tutto. Tornare a lavorare per lui? Nel calcio chi può dirlo?». A Udine con Pozzo c’è un po’ di mare mosso, mai il terremoto. I giocatori li scelgono loro. Ha chiesto qualche palermitano? «No, per correttezza verso il Palermo. L’Udinese ha la sua politica. Ma prende tanti talenti». Ne ha quasi 40: c’è qualche intoccabile, a parte il portiere? «La difesa base, HeurtauxDaniloFelipe, parte con un leggero vantaggio, poi ci sono altri giocatori importanti. Mischierò nelle amichevoli vecchi e nuovi. Sicuramente Jankto mi ha fatto una buona impressione, può fare l’esterno e l’interno». Sembra un’Udinese propositiva: non solo ripartenze, ma voglia di proporsi, votata all’attacco. «L’idea è tenere una linea difensiva più alta, sfruttare fasce e mezzali. Con me Rigoni ha fatto nove gol, Barreto e Chochev hanno segnato. Bisogna prendere in mano il gioco e arrivare più possibile vicini alla porta». Parte con un brutto calendario. «Sì, dobbiamo conoscerci prima possibile, iniziare con intensità. Ma Spalletti (primo avversario, ndr) queste cose le sa. Speriamo anche in un po’ di fortuna»”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.