Gazzetta dello Sport: “Ex rosa Filippini, il tecnico rock: «Guidato da Springsteen è un altro Lumezzane»”

“Dieci punti in 4 partite, al timone di una nave che affondava da mesi, sono un piccolo miracolo. Ma non c’è da stupirsi, se il timoniere è Antonio Filippini. Uno che alle missioni impossibili è abituato da sempre. Con lui è un Lumezzane da 10 e lode: successi su Pro Patria e Mantova, pareggio a Pordenone, vittoria in extremis sulla Cremonese. Un gruppo impaurito e depresso ha subito assorbito il suo spirito da battaglia. Qualcosa di innato, ma al tempo stesso affinato sul campo. Non è un caso se l’ex guerriero tascabile del centrocampo ha fatto del «Boss» Springsteen una religione, più che un modello: «È lo spirito del rock’n’roll a guidarmi, a guidarci», assicura Antonio, che ha chiamato la sua band «The stalkers» riprendendo la definizione che gli regalò proprio Springsteen (dopo aver avuto i gemelli alla calcagna in una sua tournée estiva). E Antonio, quando parla di rock and roll, lo fa anche a nome di Emanuele, fratello di calcio da una vita, destini paralleli anche in panchina: lui in questo periodo ha rilanciato l’Adrense, in Promozione (primo nel girone C). MOTIVAZIONI Non è stato facile, prendere un Lumezzane derelitto e portarlo in quota salvezza. «Ai ragazzi, quando mi sono presentato, ho detto che avremmo dovuto dare sempre il 100%. Questo conta molto più di una difesa a quattro o di uno schema. Andare senza paura su ogni pallone, in ogni contrasto. Giocare sempre per vincere. Adesso ci crediamo sempre. È la mentalità rock’n’roll». Parola di chi qualche muro, più che aggirarlo, ha saputo abbatterlo a testate. DAL BASSO Partito da Ospitaletto, ha saputo costruirsi una carriera in A anche grazie alla fiducia del presidente Corioni («figura indimenticabile»). Lasciato in panchina insieme al fratello Emanuele da Mazzone in un derby con l’Atalanta poi perso 3­0 («19 marzo 2001: chi se lo scorda?»), ha saputo conquistarne la fiducia e diventare titolare inamovibile. Approdato alla Lazio, sempre insieme al gemello, è stato protagonista all’Olimpico di un derby vinto 3­1 con la Roma (6 gennaio 2005). E con la stessa grinta e professionalità si è ripreso la A con il Livorno nel 2009 battendo il Brescia, la squadra nel cuore, ancora in tandem con Emanuele. «Fra tutte la cosa più difficile è stata far cambiare idea a Mazzone – sorride Antonio –. Lui e Guidolin sono i maestri che mi hanno trasmesso di più, negli anni. Concentrazione, determinazione, passione: con queste armi si può andare dappertutto. Anche oltre i propri limiti. E guai fermarsi. Per questo il mio Lumezzane non si fermerà»”. Questo quanto scrive l’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.