“E’ la certezza assoluta del Bari di Stefano Colantuono. E non solo per i quattro gol, pur pesanti, che ha realizzato. Soprattutto per le sue giocate, l’intelligenza calcistica, la capacità di reggere il duro ritmo della B. Una gran bella soddisfazione per Francesco Brienza, 38 anni fra due mesi. Bari ci ha messo poco ad apprezzarne le virtù. Hanno cambiato idea in fretta quanti, pochi mesi fa, lo avevano accolto fra scetticismi e pregiudizi (per via dell’età). Ora nessuno si azzarda a discuterlo. Qual è il segreto di Brienza? «Sembrerà strano, ma non mi sono mai saputo gestire bene in allenamento. Spesso lavoro anche quando non dovrei, quando sarebbe consigliabile una pausa. Vero è che lo stesso Colantuono vorrebbe che mi allenassi un po’ meno». Allora, la sosta le ha giovato? «Sì e no. Ho potuto riposarmi una settimana, ma alla ripresa abbiamo caricato e non mi sono risparmiato. Adesso mi ritrovo con qualche acciacco (ieri ha svolto lavoro differenziato, ndr.). Gli anni ci sono… Comunque, per il match di Cittadella sono tranquillo, dovrei farcela». Sabato scatta un altro campionato. Concorda? «Il girone di ritorno conta di più. Logico, chi ha incamerato più punti nella prima fase del campionato, ha un margine di errore più ampio. Tutta un’al
tra storia per chi, come noi, deve rincorrere. Siamo obbligati a sbagliare meno possibile». Dipende anche dal restyling del mercato bis. «A gennaio tutti cercano di migliorarsi. Ma non è detto che chi compra di più, stia meglio di prima. Parliamoci chiaro: girano pochi soldi, almeno in B. Bisogna approfittare dell’occasione giusta, coglierla al volo magari negli ultimi giorni». Parliamo di Morleo e Parigini. «È un amico Archimede, era con me a Bologna. È molto motivato, ci garantirà spinta sulla fascia sinistra. Nel campionato cadetto può fare la differenza. Chiaro, avendo giocato poco nelle ultime due stagioni, avrà bisogno di ritrovare il ritmo partita. Credo che la continuità manchi anche a Parigini. È giovane, ha gamba. Ha tutto per far bene in un 433». Cos’altro manca al Bari? «Dobbiamo migliorare sul piano qualitativo, non scopro l’acqua calda. Dobbiamo creare più occasioni. Finora abbiamo costruito poco. Non è mio compito andare oltre, suggerire nomi. Ecco, però, mi piacerebbe che recuperasse Ivan. È un ragazzo molto importante. Non averlo a disposizione per buona parte del girone di andata è stata una grossa perdita». Nemmeno per gioco vuol provare a indossare i panni del d.s. ? «Lasciamo perdere, ho la testa del calciatore». Brienza, cosa vuole fare da grande? «Da qualche anno mi sono abituato a tirare una linea, alla fine del campionato. E ogni volta decido il mio futuro. Risentiamoci a bocce ferme, a giugno». Intanto, è netta la sensazione che si stia divertendo di più, da quando agisce in una posizione più arretrata. «Verissimo. Mi piace di più giocare in mezzo al campo, piuttosto che agire nel ruolo di esterno nel 433. Più palloni tocco, più mi sento determinante nel vivo della manovra. Anche nel Bologna giocavo da mezzala». La sua ruota del gol, però, ha smesso di girare oltre due mesi fa, in Bari–Spezia 1-1. Il digiuno sta diventando lungo. «Non si può avere tutto. Se gioco più lontano dalla porta, le chance diminuiscono. Ma il gol mi manca, non lo nego. Provvederò…». Anche Maniero non ne ha fatti molti. «Riccardo va supportato di più. Inoltre, essendo strutturato, ha bisogno di star bene sul piano fisico. Nel girone di andata Maniero ha avuto qualche problema». Con l’avvento di Colantuono in che cosa è davvero cresciuto il Bari? «Nell’atteggiamento, nel carattere, nel saper restare in partita anche quando soffriamo. Un bel passo avanti, rispetto a quando ci si scioglieva alle prime difficoltà». La base c’è. Occorrerebbe aggiungere l’altezza… «Non sarei il più adatto (è alto 168 centimetri, ndr.) a colmare la lacuna. Scherzi a parte, è un Bari più difficile da battere. Siamo diventati più tosti, la quadratura c’è». Ha mestiere ed esperienza a sufficienza, per capire dove potrà arrivare questo Bari. Fuori la sua verità. «Siamo sulla buona strada. Se migliorassimo in alcune cose, potremmo guadagnare qualche posizione in classifica. L’ideale sarebbe fare un filotto di vittorie. Riaccenderemmo la piazza. Giocare al San Nicola davanti a 40.000 persone diventerebbe un fattore determinante sul rettilineo d’arrivo». Intanto sarebbe necessario, indispensabile, centrare la ripartenza. Fra l’altro, con il Cittadella c’è un conto in sospeso. «Già, ci rovinò l’esordio stagionale al San Nicola. Comunque, vinse meritatamente. Non giocai, ma c’entra poco. Ognuno di noi deve essere pervaso dal desiderio di rivalsa. E’ un match da affrontare con orgoglio, nonché con la giusta dose di rabbia». Un’altra curiosità: si sta abituando alla fascia di capitano? «È stata una bella sorpresa. Anche perché nella mia lunga carriera mi era capitato di rado: una, due volte al massimo. Diciamo che l’effetto è piacevole, pur se passeggero. Quando Moras tornerà a disposizione, gli ripasserò le consegne».”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.