“In attesa dei cieli di Serie A, il Palermo vola alto già nella gara di ritorno di semifinale playoff: davanti ad un pubblico da massima serie, col record stagionale di presenze (oltre 28 mila), l’aquila rosanero artiglia vittoria e accesso alla finalissima sorvolando senza danni quel «Triangolo delle Bermude» di nome Venezia, che poteva risucchiarla visti i precedenti in campionato (0-0 all’andatae 3-0 in Laguna al ritorno). L’incubo Pippo Inzaghi si dissolve e i siciliani, con due risultati a disposizione dopo il pari dell’andata, si prendono la scena grazie ad un’autorete di Domizzi, alle parate di Pomini e senza nemmeno l’apporto di Nestorovski, che scalpita per giocare ma che al momento langue in panchina. SCIAGURATO DOMIZZI Al Barbera succede che al 5’ la gara prenda già una piega ben precisa: la porta del Venezia si apre da sola. E’ Domizzi, appunto, a spingere involontariamente in rete un pallone respinto corto da Audero sul tiro ravvicinato di Trajkovski nel tentativo in corsa di liberare l’area. A Stellone non parvero, mentre Inzaghi, a bordo campo, mulina le braccia furibondo: le sue immediate ramanzine hanno almeno l’effetto di far ripartire all’attacco la sua squadra, subito pericolosa con una girata al volo di Pinato (prima paratona di Pomini). Non è partita per fini dicitori: si gioca con ardore ovunque. I siciliani, senza far calcoli, guadagnano metri di campo e la mossa del doppio trequartista Trajkovski-Coronado (quest’ultimo scelto al posto di Moreo, impiegato nella gara d’andata) accentua il loro tasso d’imprevedibilità, proprio nella zona dove il Venezia schiera all’ultimo Fabiano preferito in avvio a Falzerano. Ne vien fuori un primo tempo di chiara marca siciliana con le occasioni capitate a La Gumina, Murawski e Rispoli, a fronte di poche ripartenze degne di questo nome degli ospiti dalla mezz’ora in poi. ARMA TATTICA Col passare dei minuti, nella ripresa, il Venezia deve moltiplicare gli sforzi e avanzare il baricentro assumendosi il rischio di un passivo più ampio. L’arretramento di qualche metro dell’arma tattica Coronado, sulle tracce del cervello Stulac, rende più complicati i piani altrui, eppure gli ospiti producono lo stesso un forcing significativo. E Pomini risulta decisivo in tre occasioni: su Geijo due volte e su Litteri, inserito da Inzaghi performare il tridente della disperazione. Schiacciato nella propria metà campo, il Palermo può uscire dal tunnel della sofferenza solo al 35’, quando il Venezia resta in dieci per il rosso diretto a Pinato (fallo da tergo su Jajalo): è l’imbocco dello scivolo verso la finale. E La Gumina, atterrato nei titoli di coda dall’imbarazzante Domizzi, si permette pure illusso di sbagliare un rigore ipnotizzato da Audero: il pubblico del Barbera lo perdona in fretta”. Questo quanto riportato dall’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.