“Novanta minuti, forse 120’, Eder e Pellè giocano un personalissimo «allin» questa sera contro la Spagna. E’ la classica notte del tutto o niente: timbrare la qualificazione allontanerebbe definitivamente i fantasmi dei grandi attaccanti azzurri del passato e allo stesso tempo polverizzerebbe fastidiose etichette, come quella che indica proprio nel valore internazionale delle nostre punte il simbolo delle difficoltà tecniche del calcio italiano; viceversa, fallendo contro la banda Del Bosque sì che là davanti si finirebbe per essere definitivamente «schiacciati», almeno sotto il profilo mediatico, dai vari Vieri, Baggio, Del Piero, Toni e Totti giusto per non tornare troppo indietro nel tempo. L’ESILIATO Eppure i numeri non bocciano i due titolari azzurri. Graziano Pellè è per esempio uomo da 13 presenze e 6 gol, roba importante, da centravanti di livello. A segno subito all’esordio, contro Malta (ottobre 2014), poi firma di prestigio nell’amichevole con l’Inghilterra, quindi ancora Malta, Norvegia e Scozia come altre vittime, fino al suo gol più importante in azzurro, il 20 al Belgio. Una carriera costruita lontano dall’Italia, nonostante i lampi da campione mostrati in particolare con l’Under 20 che nel 2005 prese parte al Mondiale di categoria (7 gol in 10 partite, qualificazioni comprese): otto anni fra Olanda e Inghilterra; Van Gaal e Koeman come «padrini», mica pivelli; quindi la svolta Conte e la chiamata a 29 anni suonati in azzurro dopo 50 reti in 57 gare di Eredivisie con la maglia del Feyenoord e un inizio bomba in Premier con il Southampton. «Graziano è un giocatore completo, di grande intelligenza, lavora sempre per la squadra», dice il c.t. azzurro, che sulla solidità tattica della coppia Pellè-Eder ha di fatto costruito una Nazionale capace di conquistarsi il giusto rispetto a livello internazionale, a dispetto di una cifra tecnica generale obiettivamente non eccezionale: prima nei gruppi di qualificazione a Euro 2016; prima, davanti al celebratissimo Belgio, nella fase a gironi in Francia. L’ORIUNDO «Me lo porto anche se con l’Inter ha fatto fatica e ha giocato poco», rispondeva Conte a chi criticava la convocazione dell’oriundo Eder. Scommessa stravinta alla luce della prestazione super contro il Belgio e del gioiellino da tre punti rifilato alla Svezia. «Mai avuto dubbi su di lui il pensiero di Conte dopo la vittoria sulla banda Ibrahimovic , ragazzo serio, giocatore di qualità e uomo importante nelle qualificazioni con i gol in Bulgaria e in Azerbaigian». Là davanti i titolari sono loro, senza discussioni. A Pellè il compito di fare a sportellate con Ramos e Piqué, a Eder quello di «pestare i piedi» a chi inizia l’azione spagnola, senza far mancare qualità in territorio nemico: non costituiscono, sulla carta, la classica coppia da sogno, ma a livello di cuore, coraggio e spavalderia sono tutto ciò che serve nelle battaglie più delicate”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.