L’edizione odierna della “Gazzetta dello Sport” esalta le prestazioni di Roberto Crivello, difensore del Palermo. Non è capitano, ma è come se lo fosse. Il suo effetto sulla difesa del Palermo si vede e si concretizza nei numeri. Con Pelagotti e Lancini forma quel trittico che con la Serie D ha ben poco da condividere. E’ il migliore del reparto arretrato per media voto, 6,4 nelle cinque partite disputate in campionato. A Messina, Pergolizzi lo ha rimesso al centro per non correre rischi di brutte sorprese. La sua voce campeggia su quelle degli altri compagni, soprattutto dei più giovani «I giovani vogliono migliorare, è questa la loro qualità principale –ha detto di recente il difensore- molti giovani si sentono già arrivati, loro invece vogliono imparare e accettano volentieri i nostri consigli». In estate, il richiamo della sua città è stato forte, per lui che cresciuto a Mondello è cresciuto col mito del Palermo dei “picciotti” di Arcoleo. La categoria è stato un fatto marginale, c’era da coronare un sogno e da ripetere l’impresa centrata con il Frosinone, anche a discapito del suo Palermo. Per Crivello era anche un debito da saldare nei confronti della sua città «Vedere quei palloni in campo è stato imbarazzante. Anche chi lo ha fatto si è pentito l’indomani. Per Frosinone-Palermo né io, né la mia famiglia, ci siamo permessi di esultare. Era un sogno giocare nel Palermo e non m’interessava la categoria: sono riuscito a realizzarlo». Lasciò la Parmonval a 13 anni, quando il Palermo di Corini e Amauri dava spettacolo in Serie A. Adesso, il difensore si è subito calato nella nuova realtà mettendo muscoli e agonismo.