“Non è la miglior Italia di sempre, ma poche erano composte da giocatori «multiruolo» come quella che andrà in Francia. Non avendo Ronaldo e Pogba tra i convocabili — nessuno si illude d’aver lasciato a casa fenomeni — sono altre le armi alle quali ricorrere. Tra le quali un atteggiamento tattico rigoroso (che consenta sistemi intercambiabili, anche a partita in corso) e l’adattabilità degli interpreti a più ruoli. Per cui i convocati sono 23 ma possono sembrare quasi il doppio. Nel calcio totale di oggi si può colmare così il gap tecnico. L’Europeo, vinto nel 1992 dalla Danimarca e nel 2004 dalla Grecia, è il torneo delle sorprese. E noi non siamo favoriti: al massimo outsider. SORPRESA STURARO Questo è sicuramente uno dei motivi per cui Conte ha sorpreso con una scelta inattesa: Sturaro dentro, Jorginho out. Scelta in teoria discutibile perché i due play, De Rossi e Thiago Motta, più esperti e forti fisicamente, hanno dinamismo limitato. E soprattutto incarnano l’identikit dei giocatori border line, quanto a «infortunabilità», di cui ha parlato Conte. Jorginho avrebbe cucito geometrie e recuperato palloni in mezzo, pur se la tendenza a una manovra orizzontale, con passaggi corti, poco s’adatta a una Nazionale che deve sfruttare la profondità veloce, in ripartenza, per colpire difese il meno schierate possibile. Sturaro, tecnicamente meno ricco, è mezzala vecchi tempi: adatto al centrocampo a tre, ad un sistema col doppio centrale (come Parolo) e schierabile pure sulla fascia in una mediana a quattro. L’Italia di Conte che ha fatto meglio (con Azerbaigian, Norvegia, Belgio) ha sviluppato le transizioni quasi bypassando il centrocampo, con lanci verticali e sfruttando i cambi di fascia con diagonali improvvisi. Non a caso usava spesso il 4-2-4, oggi non proponibile senza Verratti e Marchisio. La Nazionale invece è troppo prevedibile quando imposta la manovra: niente tiqui-taka. LA LISTA DEI 23 Il centrocampo poi è il settore più in sofferenza, considerata anche l’assenza di Pirlo, giudicato inadatto al progetto. Sturaro escluso, gli altri 22 comunque sono quelli attesi. Compreso Bernardeschi alla cui freschezza Conte ha preferito non rinunciare, malgrado il rischio di qualche ingenuità. Compreso De Rossi che, con la Scozia, ha conquistato posizione avanzata e regia col passare dei minuti. Compresi Eder e Insigne: il primo partner indispensabile per gli schemi d’attacco con Pellè, l’altro da impiegare a gara iniziata oppure in caso di passaggio al 3-4-3 (modulo non abbandonato). I MULTIRUOLO Ecco, il 3-4-3: soluzione alla quale difficilmente si farà ricorso contro avversari forti tipo Belgio. Come contro la Scozia, il modulo di riferimento è il 3-5-2 che, in fase difensiva, si trasforma in 4-4-2 mentre nel momento di attaccare diventa 3-3-4 (situazione non sempre riuscita a Malta, complice una certa staticità degli interpreti). I difensori sono versatili: Allegri ha già invertito Bonucci e Barzagli; Ogbonna può ricoprire tutti i ruoli, compreso il laterale (così ha superato Astori e Rugani); lo stesso Darmian ha giocato da centrale. Candreva, Darmian e De Sciglio corrono su entrambe le fasce (e il laziale gioca da interno). Bernardeschi parte esterno ma può fare la mezzala, Giaccherini nella mediana a tre dà il meglio ma nasce laterale. El Shaarawy può trasformarsi anche in seconda punta più centrale. MOTTA 10 L’ultimo dubbio era la maglia «10» e anche questa scelta ha sorpreso: Thiago Motta. Dice Conte: «Giusto per quello che ha fatto nel passato e speriamo faccia ora». Forse indizio sulle gerarchie tra i play, sicuramente ammissione del fatto che le spalle del parigino sono le più larghe, quelle che meno soffriranno il peso della maglia di Rivera, Baggio e Totti. Questi tre, però, non ci sono. Qui sarà questione di gruppo. Se ben organizzato e multitasking, meglio”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.