Gazzetta dello Sport: “Dybala d’Arabia. Grande incompiuto. Così bravo e fragile è stato schiacciato dai troppi paragoni”

L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sul futuro di Paulo Dybala.

La tanto attesa fumata bianca sembra essere ormai imminente: Paulo Dybala è pronto a diventare un nuovo giocatore dell’Al-Qadsiah. La trattativa, che si protrae da circa venti giorni, ha subito un’accelerazione decisiva, portando l’argentino ad accettare l’offerta del club saudita. Nelle prossime ore, Dybala dovrebbe chiudere definitivamente le porte della sua villa a Casal Palocco e trasferirsi in Arabia Saudita.

L’accordo prevede un contratto triennale che garantirà a Dybala un ingaggio di 20 milioni di euro a stagione, con bonus facilmente raggiungibili che potrebbero portare il totale annuo a circa 25 milioni, per un totale di 75 milioni di euro in tre anni. Questo lo collocherebbe tra i giocatori più pagati della Saudi Pro-League, al fianco di altre stelle del calcio mondiale come Cristiano Ronaldo, Nacho, Aubameyang, Ezequiel Fernandez, Lucas Vietto e Nahitan Nandez.

Ieri, Dybala ha partecipato regolarmente all’allenamento a Trigoria in vista della partita contro l’Empoli, consapevole però che probabilmente sarebbe stato il suo ultimo allenamento con la Roma. Alla fine della seduta, l’attaccante ha salutato calorosamente compagni di squadra e staff, mostrando un atteggiamento nostalgico e riconoscente verso chi lo ha accompagnato nei suoi due anni a Roma.

Nel pomeriggio, dopo aver riflettuto a lungo e aver avuto ulteriori colloqui telefonici con Mauro Cetto, capo-scout dell’Al-Qadsiah e suo ex compagno ai tempi del Palermo, Dybala ha deciso di accettare l’offerta. La scelta sembra essere stata influenzata anche dalla sensazione che il suo ruolo nella Roma non fosse più centrale come in passato. Invece di rischiare una stagione complicata, con meno minuti in campo, Dybala ha preferito accettare la nuova avventura saudita, garantendosi così un futuro economicamente sicuro e una nuova sfida lontano dai riflettori del calcio europeo.

Paulo Dybala/ fonte Ansafoto- ilovepalermocalcio.com

aulo Dybala rappresenta uno di quei talenti che hanno fatto sognare i tifosi, ma che non hanno mai pienamente raggiunto le vette che il loro potenziale lasciava intravedere. Non è stata solo colpa sua: una fragilità fisica di fondo ha limitato la sua carriera, con ben 30 infortuni certificati su Transfermarkt e 112 partite saltate, soprattutto a causa di problemi muscolari. Questa fragilità, legata a un fisico normale, lo ha accomunato in parte a Roberto Baggio, anche se, fortunatamente, senza subire i devastanti infortuni alle ginocchia che hanno segnato la carriera del “Divino Codino”.

Dybala ha incarnato il ruolo di numero 10 classico, un ruolo sempre più difficile da inquadrare nel calcio moderno. Come Baggio, anche lui è stato percepito da alcuni allenatori come un lusso, un talento difficile da incastrare in schemi rigidi. Nato mancino e argentino, Dybala è sempre stato confrontato con grandi figure del passato, da Omar Sivori a Diego Maradona, fino a Lionel Messi, un peso che lo ha accompagnato per tutta la carriera.

Nonostante abbia avuto momenti di straordinaria brillantezza, come nella notte di Juventus-Barcellona 3-0 nei quarti di finale della Champions League 2016-17, dove segnò due gol e venne temporaneamente accostato a Messi, Dybala non è mai riuscito a rompere definitivamente quella “gabbia” dei confronti. È rimasto un grande numero 10, ma non abbastanza grande da essere preso come termine di paragone.

Il suo percorso con la Nazionale Argentina ha raggiunto l’apice con la vittoria del Mondiale 2022 in Qatar, ma anche in quell’occasione, Dybala è rimasto una figura di supporto, contribuendo con un rigore segnato nella finale contro la Francia. Ora, a trent’anni, sembra che il suo destino lo porterà in Arabia Saudita, dove garantirà una vita agiata per sempre, ma al prezzo di dire addio al calcio di vertice.

Dybala lascia l’Italia con un palmarès di tutto rispetto: 5 scudetti, 4 Coppe Italia e 3 Supercoppe con la Juventus, oltre al titolo di campione del mondo con l’Argentina. Anche se non ha mai raggiunto lo status dei grandissimi come Maradona, Messi o Baggio, sarà comunque ricordato con affetto, per la sua eleganza in campo e la sua gentilezza fuori. Il suo classico movimento da destra a sinistra per rientrare sul mancino rimarrà impresso nella memoria dei tifosi, una giocata conosciuta ma sempre efficace, come la finta di Garrincha, sempre prevedibile ma impossibile da fermare.