Gazzetta dello Sport: “Diritti tv, prove di accordo. Dalle big più soldi alle piccole – i dettagli”

“L’ accordo sulla spartizione dei proventi tv ancora non c’è ma si troverà, forse già venerdì. Il tempo ormai stringe, la scadenza di fine febbraio si avvicina, grandi e piccole di Serie A hanno poca voglia di farsi la guerra. Ecco perché la proposta avanzata ieri in assemblea da Adriano Galliani, per conto delle big, può rappresentare una svolta. Non è che il fronte opposto abbia detto di sì, anzi. Tuttavia le premesse ci sono tutte perché la delibera di Lega venga partorita. PARLA GALLIANI L’a.d. del Milan ha preso la parola in assemblea e suggerito una serie di opzioni. Alla fine il dibattito si è concentrato su una proposta, valida comunque solo per quest’anno: un accordo ponte senza stravolgimenti rispetto alla precedente ripartizione, per poi aprire una riflessione più profonda. Ecco il piano delle big. Mantenere i vecchi criteri per il monte-ricavi del ciclo precedente (809 milioni) e assegnare le entrate in più di questa tornata in base al piazzamento nell’ultima classifica. Quanti soldi? I ricavi incrementali sono 146 ma si scende a 127 perché 19 servono per rimpolpare la fetta da dividere in parti uguali, che secondo la Legge Melandri non può essere inferiore al 40% della torta. Secondo questa impostazione, ci sarebbe un’accentuazione della componente meritocratica, nel senso che i risultati sportivi inciderebbero di più. L’idea è di restringere questa suddivisione di entrate aggiuntive alle 17 squadre che rimangono in A. PARACADUTE Il piano delle grandi, infatti, prevede un consistente aumento del paracadute per le retrocesse. Si parla di un montepremi di 50 milioni di euro, da suddividere fra le tre in base alle stagioni di permanenza in A. Considerando che l’anno scorso il montepremi era di 30 milioni si tratta di un bel salto in avanti nell’ottica della stabilizzazione dei fatturati. Le piccole, però, chiedono di più. Nel loro piano originario avevano immaginato un paracadute per tre stagioni, fino a un massimo di 25 milioni al primo anno di B, 15 al secondo e 10 al terzo. Un compromesso si può trovare, ma attenzione a non tirare la corda. Ieri Aurelio De Laurentiis, a un certo punto, si è spazientito con le piccole: «Guardate che ci facciamo un campionato a sei squadre. Volete più soldi? Allora obblighiamo i club a investire una parte dei proventi sul mercato». PROSPETTIVE Venerdì è stata convocata una nuova assemblea, il giorno prima il fronte delle medio-piccole si riunirà a Milano. C’è chi spinge per un’intesa triennale ma pare più probabile l’accordo ponte (magari estendendo solo l’intesa sul paracadute) anche perché ci sono società come la Roma che non hanno intenzione di modificare i criteri ripartitivi se prima non si mette mano alla governance, il problema dei problemi in Lega. AGENTI Ieri ha tenuto banco l’inchiesta Fuorigioco della Procura di Napoli su evasione fiscale e fatture false nella compravendita dei calciatori. I presidenti sono preoccupati. Claudio Lotito ha cercato di convincerli della bontà della posizione dei club («siamo in un libero mercato, non c’è più l’albo dei procuratori»), ma è prevalsa la necessità di mettersi al riparo da rischi fiscali e penali. Quindi tutti d’accordo a dare mandato agli esperti, guidati da Ezio Maria Simonelli, a trattare con l’Agenzia delle Entrate e il Governo per il ripristino della norma del 15%, con un correttivo: quella quota forfettizzata del compenso agli agenti sarebbe a carico dei calciatori (e quindi con costi più elevati per le società, visto che gli atleti hanno l’abitudine di ragionare sullo stipendio netto), salvo prova contraria. Cosa significa? Che le società potrebbero provare che l’intermediario ha operato esclusivamente nel loro interesse (col 100% delle spese deducibili). Ma anche il Fisco potrebbe rivalersi se dimostrasse che l’agente ha lavorato per il calciatore in misura maggiore rispetto al 15% prestabilito”. Questo è quanto si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.