“Tutta colpa di Pina, che non è la moglie di Fantozzi ma il giocatore del Villarreal che (sbagliando il cross) segna il gol che a fine febbraio elimina il Napoli dall’Europa League. Quel giorno Higuain non gioca benissimo, e ci può anche stare, un presidente di quelli anni Settanta glisserebbe elegantemente sulla cosa. Ma si sa com’è Aurelio De Laurentiis, esorbitante in tutto, nota il giocatore in lieve sovrappeso e senza mezzi termini gli dà del «panzone». Quel giorno comincia a incrinarsi il rapporto col giocatore, seguono le beghe contrattuali, il mancato rafforzamento della squadra, le avances della Juventus e una dichiarazione del patron in ritiro della quale presto dovrà pentirsi: «Il Pipita resterà con noi, il resto sono tutte chiacchiere. Uno che andava sotto la curva a cantare con i tifosi dopo le partite del San Paolo mica ci tradirà». Le cose precipitano, Gonzalo diventa bianconero (anzi «rubentino» come si affretta velenosamente a etichettarlo il patron) e alla prima conferenza stampa spiega subito perché lo ha fatto: «Non volevo stare con De Laurentiis un minuto di più». Un bel cazzotto in faccia.
REPLICA Quando il presidente arriva a Dimaro per salutare il cardinale Sepe ha un sorriso sornione e la gente – quasi avesse previsto quello che succederà dopo – lo accoglie, ancora una volta, come un trionfatore, dimentica della delusione per la mancata presentazione della squadra che avrebbe dovuto avvenire ieri sera. Lui subito promette un abbonamento gratis a un tifoso per un divertente striscione, poi le attenzioni presto si spostano sul prelato, ma proprio mentre finisce la messa – con perfetta scelta di tempo – sul sito ufficiale della società esce la lettera che il presidente ha dedicato all’ex giocatore, e che ormai tutti conosciamo. Sono righe che infiammano la gente, sembrano uscite da un copione teatrale grazie al quale De Laurentiis, da vero uomo spettacolo, per qualche giorno si riprende in mano il cuore della città.
LE ACCUSE Davvero Higuain era in rotta col presidente? «In tre anni non lo ha mai dato a vedere». Gli era intollerante la sua presenza? «Non avrebbe passato ore e ore, assieme al fratello, a discutere di contratti». Non voleva passare più un minuto con lui? «Mai visto così sereno come quel giorno in cui erano assieme in Commissione Disciplinare a discutere del ricorso contro la squalifica di 4 giornate seguita all’espulsione di Udine». Non mancano stoccate a Nicolas, il fratello procuratore: «Non si vergogna a dire che i compagni di Higuain non erano alla sua altezza? Merito anche loro se ha segnato tanto, visto che il Napoli è stata la squadra che ha creato più occasioni da gol». Risponde proprio Nicolas: «De Laurentiis ha il diritto di dire ciò che vuole – dice a tuttonapoli.net –. Io vorrei incontrarlo da vicino, visto che tra noi ci sono accordi sulla parola e cose in sospeso». Il finale di ADL era stato in chiave bellica: «Higuain non conosce la storia della nostra città, la sola a liberarsi dei nazisti senza l’aiuto degli americani alla fine della seconda guerra mondiale». E poi la stoccata conclusiva, che immaginiamo presto finirà su qualche maglietta: «Questo popolo lo si può tradire, se non si ha vergogna, ma non prendere per il c…». In parole povere, ciò che da secoli è racchiuso in un detto popolare reso celebre al cinema da Totò: «Cca nisciuno è fesso»”. Questo ciò che si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.