“Zang tumb tumb: l’Inter del nuovo proprietario cinese Zhang – al debutto in tribuna, sempre con lo stesso sguardo indecifrabile – sembra uno di quei poemi futuristi di Marinetti che si esaltavano di nonsense, libertà di sintassi e costruzioni ardite. Se «Zang» fa rima con il quasi omonimo investitore cinese, il «tumb tumb» è il rumore delle botte: perché il pari in casa, con un Palermo guerriero ma piccolo, somiglia a un’altra sconfitta dopo quella con il Chievo. Un 11 preso nel finale soltanto perché Andelkovic dimentica di marcare Icardi nell’area piccola, una cosa da nulla. Altrimenti, dopo aver esagerato nell’arte dell’imprecisione, chissà se mai i nerazzurri avrebbero recuperato il gol di Rispoli nell’unico vero tiro in porta subito (e deviato). Non è tutto sbagliato, tutto da rifare, ma c’è tanto da sistemare per evitare l’effetto futurista di una squadra patchwork con poco capo e poca coda. Anche De Boer dovrà cambiare valutazioni tecniche e tattiche, e presto: cinque punti di distacco in due gare non sono preoccupanti, ma un allarme sì. Come testimoniano i fischi di San Siro. PROBLEMI DI SQUADRA E non farebbe bene all’Inter cullarsi nell’idea che, in fondo, è stata soltanto sfortuna, che ai punti il successo era netto e poteva finire 41. Questa era una partita da chiudere subito, se soltanto la squadra fosse organizzata meglio, anzi, se ci fosse un progetto di squadra. Sensazione sfuggente, al momento. Dall’incomprensibile 3412 al 433, più naturale per il nuovo tecnico, non è che il progresso sia enorme. Molto semplicemente per almeno due motivi. Uno: il gioco non fluisce, non c’è proprio, e il fatto che nessuno sappia cosa fare, con o senza palla, è un bell’aiuto per chi difende. Due: Banega play basso è un errore, o comunque uno spreco, da cui discendono a domino altre situazioni di correggere. QUESTIONE Non è quella la posizione dell’argentino, spesso il più basso, esclusa la coppia MirandaMurillo. Poca familiarità col ruolo, lentezza, soprattutto impossibilità di essere decisivo non avendo il lancio di Pirlo e non potendo accendersi nel dribbling stretto con triangolo: Banega è una mezzala che crea gioco (se ha dietro un play alla Mascherano), oppure può fare il trequartista centrale in un 4 231 (nel Siviglia c’era dietro K r yc h ow i a k ) . Non è un caso che il gol del Palermo scaturisca da una palla che lui stesso si fa rubare da dietro, con l’Inter scoperta e sfortunata perché la botta di Rispoli inciampa su Santon e schizza dove Handanovic mai potrà arrivare. Primo tiro rosanero, prima discesa davvero convinta. MANCA UN PLAY Però piano, prima di dare tutte le colpe a Banega. Non c’entra lui, abituato all’organizzazione di Emery nel Siviglia, se Kondogbia ha un peso specifico bassissimo nella manovra, se Medel finisce col trovarsi più avanzato (quando sarebbe logico e obbligatorio il contrario), se gli esterni non hanno la forza di affondare, se l’attacco a tre non è il massimo per Eder. E se Candreva resta in panchina. La profondità di Joao Mario farà bene, ma l’ex laziale dovrebbe cominciare lui e poi, in caso, essere sostituito: guarda caso, 4’ dopo aver preso il posto di uno svogliato Perisic, è suo il cross per Icardi che schiaccia libero in rete. E poi, crediamo, l’Inter girerà se avrà un play, o almeno uno che imposta il gioco basso: missione impossibile nelle ultime ore del mercato? PALERMO CHE CARATTERE Il Palermo non ha molte armi se non l’organizzazione per supplire una cifra tecnica davvero bassa, complice anche l’età. Il copione di Ballardini è inevitabile, con Rispoli e Aleesami che si concedono scarse offensive per non abbandonare i centrali. E con Gazzi che non si avvicina al cerchio di centrocampo neanche sotto minaccia: non è un architetto, ma fa bella mostra di un diploma da geometra niente male. Tutti dietro la palla, Quaison e Nestorovski a partire su lancio lungo, comprensibile, o su manovra stretta che l’Inter, un paradosso, spesso fatica a interrompere. Senza dimenticare il gol che Goldaniga si mangia dopo sette minuti. Naturalmente il Palermo lo sa che contro squadre più organizzate, con questo organico, difficilmente salverà la pelle. Ma, come contro il Sassuolo, che carattere.”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.