L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sul grave lutto che ha colpito Giorgio Perinetti e il funerale della figlia Emanuela tenutosi ieri.
L’austerità della basilica di San’Eustorgio ha accompagnato il rigoroso silenzio della folla che l’ha riempita per l’ultimo saluto a Emanuela Perinetti. Soprattutto quando papà Giorgio ha preso parola per un commovente ricordo, elogiandone «il piglio da comandante», dispiaciuto perché «non sapremo mai le ombre che hanno creato un disagio così grande», trattenendo a fatica le lacrime anche quando s’è rivolto alla moglie Daniela (scomparsa nel 2015). Un ricordo seguito da quello di Chiara, la seconda figlia, che ha parlato di «Manu» con cinque parole chiave molto incisive.
L’incredulità si leggeva sui volti di tutti quelli che si sono ritrovati in Sant’Eustorgio, arrivati da tutta l’Italia e anche dall’estero. In prima fila, accanto ai parenti stretti, c’era Antonio Conte con la moglie: uno che deve i successi della sua carriera (in campo e in panchina) anche a Giorgio Perinetti, da tanti considerato un padre. E di conseguenza, per tanti, Manu era come una sorella. C’erano Beppe Marotta e Dario Baccin per l’Inter, c’era Paolo Maldini, c’erano Giovanni Carnevali e tanti altri dirigenti come Angelozzi, Gandini, Zarbano, Capozucca, De Giorgis e Romairone, fino a Daniele Faggiano che è stato uno dei suoi ultimi allievi.
Tanti altri hanno telefonato, soprattutto presidenti di lungo corso come Urbano Cairo. C’erano i rappresentanti della vecchia Juve, come Luciano Moggi con Franco Ceravolo e anche Alessio Secco. C’erano allenatori come Mario Beretta e Christian Stellini, insieme ai due tecnici che Perinetti ha avuto la stagione scorsa a Brescia: Pep Clotet e Daniele Gastaldello. C’era anche Massimo Rastelli, l’ultimo che ha dovuto esonerare, in questa stagione, ad Avellino: a rappresentare il club c’era il presidente Angelo Antonio D’Agostino con tutto il suo staff. C’erano tanti procuratori (Damiani, Vigorelli, Galli), ex giocatori, giornalisti e gente comune, amici e amiche di Emanuela. A salutarla è arrivato Pierfrancesco Maran, assessore all’Urbanistica, Verde e Agricoltura del Comune di Milano, con il quale aveva collaborato in uno dei suoi progetti. Erano in tanti, tutti increduli, attoniti. In silenzio, con poca voglia di parlare. Non era il funerale di un collega, o di un amico, quella che spesso per le persone di una certa età diventa l’occasione (triste) per ritrovarsi e ricordare i bei tempi andati. No, questa è stata soltanto l’occasione per salutare la figlia di un amico. Una ragazza di 34 anni.