L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sull’inchiesta che coinvolge i capi ultrà di Inter e Milan.
Le intercettazioni sono il fulcro dell’inchiesta che ha colpito i vertici degli ultras di Inter e Milan, rivelando pressioni indebite sui club e interferenze nel calciomercato. Dalle 568 pagine di ordinanza emergono dettagli su come i capi ultras abbiano cercato di influenzare le decisioni delle società sportive, richiedendo biglietti extra e coinvolgendosi in questioni che vanno oltre il semplice tifo.
Uno degli episodi chiave riguarda Marco Ferdico, leader della Curva Nord dell’Inter, che avrebbe esplicitamente chiesto all’allenatore Simone Inzaghi di intervenire con l’allora amministratore delegato nerazzurro, Beppe Marotta, per ottenere 200 biglietti extra per la finale di Champions League del 2023 a Istanbul. Inzaghi, intercettato, avrebbe risposto: “Io mi attivo e ti dico cosa mi dicono”.
L’inchiesta ha inoltre documentato un incontro tra Ferdico e Milan Skriniar, ex difensore dell’Inter, che, secondo gli ultras, “tremava” durante la conversazione. Si trattava di una riunione per discutere di questioni di calciomercato, un ambito normalmente riservato alla dirigenza. Gli ultras avrebbero anche cercato di influenzare le scelte tattiche di Inzaghi, con Ferdico che prometteva di suggerire al tecnico di “tirare fuori la ‘garra’” e schierare due punte.
La spregiudicatezza di Ferdico emerge anche nei suoi commenti violenti, come quando minacciava di “ammazzare” chi lo avesse tradito o prometteva di punire fisicamente i tifosi che non avessero acquistato biglietti maggiorati per le trasferte.
Sul fronte Milan, le intercettazioni rivelano un incontro tra Luca Lucci, capo della Curva Sud, e il capitano rossonero Davide Calabria, avvenuto in un bar a Cologno Monzese. Lucci, già noto per problemi con la giustizia, esprimeva il suo disprezzo per il percorso rieducativo a cui era sottoposto, minimizzando la sua efficacia. In una conversazione, Lucci affermava di essere portato allo stadio “per riabilitare il cervello”, ma mostrava solo cinismo e una “sete di sangue”, evidenziando la sua indifferenza verso il processo rieducativo.
Questi episodi mettono in luce la profonda influenza che i gruppi ultras hanno tentato di esercitare su decisioni sportive e tattiche, minando l’integrità delle società. L’inchiesta sta ora valutando le responsabilità dei singoli e il livello di connivenza dei club in queste dinamiche, con possibili ripercussioni anche sul piano sportivo.