“Ha riscoperto il piacere di stupire, come ai tempi del Perugia. Dopo il successo a Bari, Serse Cosmi esibisce il Trapani delle meraviglie, convinto che potrà addirittura spingersi oltre. Terza in classifica, e non per caso, la squadra siciliana ha concluso la stagione regolare con una serie utile di 16 incontri, che hanno fruttato 12 vittorie e 4 pareggi. «Il bottino di 44 punti nelle 21 gare del ritorno è straordinario – dice Cosmi –. Erano già rilevanti, però, i 29 punti dell’andata, visto l’obiettivo iniziale». Ma se i suoi giocatori hanno confidato, che sin dal ritiro, lei era l’unico a parlare di promozione? «Sarei stato un folle a indicare la Serie A come la meta da raggiungere a tutti i costi. Spiegai, però, quanto mi mancasse quella vetrina. “Mi ci riportate voi oppure dovrò trovare un’altra strada nella mia carriera”, così aprii le loro menti. Eppure, nel mio contratto non ho fatto mettere bonus per i playoff». Come spiega l’exploit della sua squadra nel girone di ritorno? «Nella prima parte brillavamo per possesso palla, però eravamo troppo compassati. Con gli acquisti, a gennaio, di Nizzetto e Petkovic abbiamo potuto cambiare gioco, puntando sulla verticalizzazione e sulla rapidità di esecuzione». Ha contribuito alla valorizzazione di Petkovic. Perché il croato, sino a tre mesi fa, era rimasto un talento inespresso? «Non certo per colpa degli allenatori. C’è qualcosa in lui che lo porta ad avere atteggiamenti sbagliati. Dieci anni fa non gli avrei perdonato la mancanza di puntualità a qualche allenamento, il suo modo di lavorare durante la settimana. È un po’ indolente, ma sta maturando, anche grazie ai consigli di Ciaramitaro e Basso. Ha mezzi incredibili, giocate e abilità che ricordano il giovane Ibrahimovic, ben sapendo che sono profano e sacro. Ho allenato Miccoli e Muriel, sono convinto che anche Petkovic sia un purosangue, un fuoriclasse. È uno dei grandi affari del d.s. Faggiano, che ha pescato pure Citro». Dicono, i suoi colleghi avversari, che è difficile giocare contro il Trapani perché schiera 10 calciatori dietro la linea della palla. «Le solite chiacchiere! Mi fanno passare per difensivista, eppure a Perugia mettevo nel reparto arretrato Grosso, nato centrocampista, e a Lecce puntavo su Cuadrado come quinto di difesa. Certe etichette positive sono affibbiate solo ai cosiddetti allenatori emergenti». Il Trapani è squadra efficacissima in trasferta: sarà perché non punta a gestire il risultato? «Non abbiamo nel dna la capacità di amministrare situazioni favorevoli. Meglio che il Trapani resti sbarazzino e allegro, nel gioco. Ai playoff si azzera tutto, si parte alla pari. Noi stiamo benissimo di gambe e testa». La Serie A, anche alla luce delle esperienze di Carpi e Frosinone, non fa paura al Trapani? «Non scherziamo. Magari il comandante Morace e la sua famiglia potessero tentare un’avventura in paradiso: se la meriterebbero». Si diverte nel ruolo di geniale dj. Ha già in mente una location ideale per la festa del Trapani? «Sarebbe da sogno un evento al tramonto alla Torre di Ligny e poi sceglierei un posto vicino alla “marina”». La Serie A se la prende sul campo oppure? «Non disperdo energie per progetti che al momento non esistono. Il mio contratto scadrà a giugno. Finora nessuno mi ha chiamato, né da Trapani né da altre società. Quindi, toccherà a me decidere. È normale che la Serie A mi manchi! Chissà, potrei anche aspettare un po’»”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.