“In passato, nessun allenatore con Zamparini presidente ha superato indenne una conferenza stampa dai toni così aspri. Dopo, il risultato del campo è diventato un pretesto. Ne sanno qualcosa Baldini, Guidolin, Delio Rossi, Mangia e Iachini. Guai a sfidare il presidente: ci si rimette il posto. Ma Corini sa già che la sua panchina è a rischio, a prescindere da quello che accadrà domani col Sassuolo. Però ha un onore da difendere e benché delegittimato da chi l’ha scelto poco più di un mese fa, ci tiene troppo al Palermo per abbandonare la barca nel pieno della tempesta: «Per quello che è successo questa settimana, sarebbe stato giusto andare a casa – ammette –. Non pensavo di essere messo in discussione, perché la squadra ha fatto registrare dei miglioramenti. Sono stato a un passo dal dare le dimissioni. Poi però ho pensato al mio staff, ai ragazzi che mi seguono nel lavoro di tutti i giorni, a tutte le persone che ci stanno vicino, e così ho scelto di rimanere per continuare a lottare coi miei ragazzi. Cosa potrà succedere dopo Sassuolo? Non lo so. A Palermo ogni partita è come bomba atomica. Boooom! Sembra Hiroshima tutte le volte. Ed è sbagliato! Anziché chiedersi chi giocherà, a Palermo ci si chiede sempre se l’allenatore di turno rimarrà al suo posto. Ma vi sembra normale tutto ciò?». LOTTA No, non è normale, così come non è normale ritenersi retrocessi a fine girone d’andata, nonostante i 7 punti di ritardo sul quartultimo posto. E anche su questo punto Corini ha il piglio deciso di un carro armato: «Non si può smettere di credere alla salvezza con 19 partite da giocare, con un girone intero da affrontare. Non posso farlo: è inconcepibile, per principio. Bisogna lottare e io sono qui per questo». Alza la voce, Corini, sceglie bene le parole per dare sfogo a tutta la sua amarezza. Accetta le critiche, ma non vuole essere strumentalizzato: il suo Palermo ha una mediapunti migliore di chi l’ha preceduto. È un dato oggettivo, sottolinea Corini, nonostante tutti i problemi e i limiti tecnici di una squadra poco attrezzata e male assemblata. Alza la voce e batte più volte i pugni sul tavolo, scuotendo il silenzio della sala stampa. Più che una conferenza, il suo è uno sfogo autentico che acquista ancora più valore perché arriva da un uomo solitamente pacato: «Parlando da tifoso – aggiunge Corini – vi dico che puoi avere Guardiola, Mourinho o Klopp in panchina, ma così non se ne esce. Non si può vivere ogni partita come se fosse quella del dentro o fuori. Ci deve essere una crescita, uno sviluppo, un progetto. Bisogna entrare in empatia con l’ambiente, bisogna capire quello che sente la piazza. Essere messo in discussione fa parte mio lavoro, e sapevo a cosa andavo incontro venendo a Palermo, ma la critica e la dialettica non devono essere fine e se stesse, altrimenti diventa autolesionismo».”. Questo quanto riportato da “Il Corriere dello Sport”.