L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sulla sfida di venerdì tra Palermo e Brescia, la partita del destino per Corini.
Neanche il più ispirato dei registi avrebbe scritto un finale del genere. La partita del destino di Eugenio Corini, che per provare a riportare in Serie A il Palermo, che ha ripreso in mano da tecnico dopo esserne stato un leader da calciatore, rischia seriamente di condannare alla retrocessione in Serie C la squadra della sua città in cui ha mosso i primi passi, si è dimostrato centrocampista d’alto livello, è tornato e ritornato da allenatore conquistando l’ultima promozione in A della storia del Brescia.
L’incrocio Palermo-Brescia, venerdì sera: Corini in rosanero con vista sui piani alti del calcio, il suo ex club che invece arranca nei bassifondi a un passo dal baratro della C. Paradossale, se si pensa che un anno fa di questi tempi il Genio di Bagnolo Mella (così fu ribattezzato, per quant’era bravo), nato nella Bassa bresciana e cresciuto tirando calci educati al pallone con la V sul petto, era stato richiamato al timone da Massimo Cellino nella speranza di risalire di categoria passando dai playoff. Missione fallita in semifinale, infrangendosi contro lo scoglio Monza, la squadra che poi, i playoff, li vincerà in finale contro il Pisa.
Destino «Voglio ringraziare il mio capitano, Daniele Gastaldello – disse Corini dopo quella cavalcata nel 2019 – eccellente esempio di umiltà e professionalità. Nonostante la sua brillante carriera si è messo in gioco, accettando un ruolo non di primo piano. Ma negli spogliatoi è sempre stato il numero uno. Gli serberò gratitudine eterna». Scherzi del destino, oggi il suo capitano di allora è l’allenatore del Brescia. Un motivo in più, se ce ne fosse bisogno, per non considerare una partita come le altre quest’ultimo turno. Crocevia di sogni che per qualcuno potrà trasformarsi in un incubo.