Gazzetta dello Sport, Conte assolto: «L’incubo è finito»
“Non sarà certo come recuperare Claudio Marchisio o Marco Verratti, ma la notizia arrivata ieri in tarda mattinata da Cremona ha il suo peso per la Nazionale: Antonio Conte è stato assolto dall’accusa di frode sportiva per la presunta combine relativa ad AlbinoLeffeSiena (maggio 2011). La decisione del Giudice per l’udienza preliminare, Pierpaolo Beluzzi, della maxi inchiesta sul calcioscommesse cancella l’incubo del c.t.: arrivare all’Europeo con il fardello di una condanna (il pm aveva chiesto 6 mesi di reclusione) che poteva avere ripercussioni nefaste per l’Italia. E invece il cielo è azzurroblu sopra Cremona, ogni riferimento alla due squadre care a Conte (ora la Nazionale, da luglio il Chelsea) è voluto. Ma che cosa resta di questa storia iniziata giusto 4 anni fa, quando l’allora tecnico della Juve, fresca campione d’Italia, scoprì d’essere indagato? Molte cose le spiega lo stesso gup nella sentenzaordinanza di 15 pagine (dove è contenuta pure l’assoluzione del vice Angelo Alessio a cui veniva contestato lo stesso reato con possibile condanna a 4 mesi), altre sono sparse nelle pieghe di una giornata intensa, ma soprattutto ci sono le parole di Conte che ha scelto Facebook per comunicare al mondo la sua felicità. Partiamo da qui. DOLORE E INGANNO «Quattro anni fa, con la perquisizione avvenuta nella mia abitazione alle 5 del mattino, iniziava un periodo da incubo che a tratti mi è sembrato non potesse mai finire. Chi mi è stato vicino e mi conosce, sa quanto io abbia sofferto alla sola idea che si potesse accostare il mio nome alla vergogna del calcioscommesse. Ora finalmente si mette la parola fine a questa brutta storia». È l’incipit del lungo post di Conte. Che continua: «Ringrazio la mia famiglia e tutti quelli che, e sono tantissimi, non hanno mai neppure per un momento creduto alle parole di chi aveva fatto dell’inganno il proprio stile di vita. Come ho sempre detto anche a chi era chiamato a giudicarmi, sono un uomo di sport e non conosco altro modo di arrivare al successo se non attraverso il sacrificio e la totale dedizione. È stata un’esperienza terribile che ho affrontato a testa alta. Lo dimostra il percorso che ho deciso di intraprendere all’interno del processo, senza cercare comode scappatoie come ho sempre fatto nella vita e nello sport. A tutti coloro che non hanno mai dubitato della mia lealtà, voglio esprimere la mia gratitudine, e rassicurare che da questa prova ne è uscita una persona più forte e ancora più motivata». E tra chi non ha mai dubitato del tecnico, c’è di sicuro Carlo Tavecchio, presidente Figc, che aveva fortemente voluto Conte in Nazionale e lo ha sempre difeso in questi due anni. «L’assoluzione di Conte è una grande notizia. Non ho mai avuto dubbi sulla sua onestà e moralità e i fatti ci hanno dato ragione. L’ho sentito ed era molto emozionato. Anzi, siamo stati emozionati in due perché questa situazione l’ho seguita passo passo. La preoccupazione, quando uno è rinviato a giudizio c’è sempre. Il rito abbreviato? Conte aveva dei bravi avvocati e ha scelto bene». A proposito, molto soddisfatti Leonardo Cammarata e Francesco Arata (i legali del c.t.). All’uscita del tribunale hanno di chiarato: «Era il risultato che ci a s p e t t a v a m o , non ci siamo sottratti al processo, tanto è vero che abbiamo scelto il rito abbreviato. Sono stati anni di tensione, anche di amarezza, ma ora è ristabilita la verità». LE MOTIVAZIONI DEL GUP E veniamo adesso alle motivazioni dell’assoluzione, messe nero su bianco dal giudice. La formula è «per non aver commesso il fatto»: in sostanza il pm Roberto di Martino non è riuscito a convincere il giudice sulla frode sportiva attuata da Conte. Tecnicamente siamo di fronte alla vecchia «insufficienza di prove», mentre se il c.t. fosse stato prosciolto perché «il fatto non sussiste», allora sarebbe stata una vittoria schiacciante. Restano, invece, nel dispositivo delle zone d’ombra e anche un passaggio sul comportamento omissivo di Conte che aveva portato la giustizia sportiva a condannarlo per 4 mesi proprio per AlbinoLeffeSiena. Anche per il gup, quella omessa denuncia è nei fatti provata: vale a dire il tecnico è venuto a conoscenza di un possibile disimpegno di alcuni giocatori ad accordo raggiunto, ma non aveva strumenti per fermarlo, salvo quello di una denuncia alla Procura sportiva. Cosa non avvenuta e quindi comportamento omissivo che però non costituisce reato (non avendo Conte l’obbligo d’informare l’autorità giudiziaria). Sul resto, invece, ha avuto successo la difesa, mentre non ha retto la ricostruzione del pm Roberto di Martino che prefigurava un «benestare» alla combine da parte di Conte oppure una condotta non in linea con i doveri di un allenatore. Secondo il gup, però, in questa tesi ci sono delle lacune e «non emergono elementi per ritenere che sia Conte sia Alessio fossero a conoscenza di operazioni di scommesse collegate al risultato concordato della partita, né tantomeno di corruzioni (promesse e o dazioni di denaro) a qualche giocatore coinvolto». Il giudice fa notare come «le valutazioni espresse dal p m , a n c h e nella memoria agli atti, si limitano a eprimere concetti di verosimiglianza o probabilità, senza peraltro alcun collegamento diretto con le dichiarazioni da parte dei principali attori dell’accusa (Coppola e Carobbio)». Quello che emerge, quindi, è «un difetto di prova, non suscettibile di valida integrazione attraverso una istruttoria integrativa in questa sede». La vittoria di Conte dovrebbe essere definitiva: il pm ha fatto intendere di avere molti dubbi sul possibile appello all’assoluzione. Un motivo in più per sperare che la vittoria in tribunale faccia d’apripista verso altre da conquistare in terra di Francia”.