L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sull’indagine rivolta al City in Premier League e su Guardiola che attende chiarezza da parte del club.
«Quando la dirigenza è accusata di qualcosa io chiedo: “Ditemi di che si tratta”. Loro mi spiegano e io gli credo. Gli ho detto: “Se mi mentite io il giorno dopo sono fuori di qui. Me ne vado e non sarò più vostro amico”». Queste parole di Pep Guardiola, pronunciate nel mese di maggio dello scorso anno, ieri sono tornate prepotentemente d’attualità. Era ovvio, perché da lunedì non si parla d’altro che dell’indagine aperta dalla Premier League nei confronti del Manchester City, accusato di oltre cento violazioni delle norme che regolamentano il campionato inglese e a serio rischio di sanzione.
Parla domani Pep ha rinnovato il contratto col City fino al giugno del 2025 neanche tre mesi fa, nel novembre scorso. Non ha intenzione di andarsene e l’attaccamento è ricambiato dalla dirigenza del club: Guardiola non ha ancora vinto la Champions, ma ha portato a casa 4 delle ultime 5 Premier e il club è felicissimo del suo allenatore. Ora però sul tavolo degli inquirenti c’è un enorme dossier che potrebbe portare alla penalizzazione o persino alla retrocessione del City. Come reagirà Guardiola? In attesa di sentire cos’ha da dire, la conferenza stampa di presentazione della gara con l’Aston Villa è in programma domani, restano nell’aria le sue frasi riportate sopra.
Sorpresa relativa Resta da chiarire se Pep si sente ingannato oppure no, se considera questa nuova indagine la conseguenza di una serie di menzogne dettegli dai suoi amici e connazionali Txiki Beguiristain e Ferran Soriano. Al momento non si sa. Lunedì Guardiola è stato uno dei primi ad essere informato della situazione. Gli alti dirigenti del City non sono stati colti di sorpresa: le carte che facevano parte del processo portato avanti contro il City dalla Uefa nel 2020 erano di dominio pubblico e all’Etihad ritengono normale che qualcuno in Inghilterra abbia deciso di farle sue e avviare una nuova indagine.
Premier sotto pressione. Ciò che colpisce la dirigenza del club di Manchester piuttosto sono i tempi: al City sono convinti che alla Premier League si siano affrettati nel portare avanti la denuncia perché tra un paio di settimane è attesa l’uscita del libro bianco sullo stato di salute della Premier redatto dal governo. E chi dirige il più grande campionato del mondo ha il timore che dal governo possano concludere che la Premier non sia gestita al meglio e che abbia bisogno di una consulenza (o peggio di un intervento) esterna. Al City ritengono che la denuncia abbia un significato politico, che serva a far vedere al governo che in Premier sanno gestire e tenere in ordine casa propria.