“«Ma dove sono finiti i dirigenti del Palermo?». Era un pomeriggio di fine agosto del 1986. Candido Cannavò al telefono era preoccupato. Non mi aspettavo quella telefonata del direttore della Gazzetta. Non avevo una risposta. L’edizione siciliana della Gazzetta seguiva giorno per giorno le vicende del Palermo: dalla salvezza all’ultima giornata in giugno, alle sanzioni per il calcioscommesse (-5 e tanti squalificati), alla drammatica situazione economica. «Guarda che il Palermo rischia grosso» mi disse Cannavò. Ma i dirigenti non si trovavano o non rispondevano ai solleciti della Lega, forse convinti che anche il Palermo, come altre società nelle sue stesse condizioni, se la sarebbe cavata. I TENTATIVI Quando la minaccia della Lega prende consistenza, le forze politiche della città si mobilitano. Ormai Matta e Schillaci non ce la fanno a mantenerla in vita. Così il sindaco Orlando e il ministro degli Affari Regionali Carlo Vizzini cercano di correre ai ripari. Ma l’impegno non basta. Il sostegno più importante arriva dalla Sicindustria: 500 milioni. Un altro sostegno arriva dalla Sicilcassa: pronta a intervenire bancariamente nella gestione e accettare l’eventuale incarico di capofila d’un pool di banche. Il sindaco Orlando scrive a Matarrese ribadendo l’importanza dell’intervento delle forze imprenditoriali e bancarie, assicurando pure il sostegno dell’amministrazione. IL GIORNO NERO 8 settembre 1986. Sono inviato per la Gazzetta a Palermo. Sul giornale di quel giorno c’è un articolo di fondo molto critico nei confronti dei dirigenti de lPalermo con un inevitabile richiamo ai tempidiBarbera.Nelpomeriggio si decidono le sorti del Palermo. Nella notte l’ennesimo colpo di scena. Si scopre che la maggioranza delle azioni del Palermo sono intestate alla piccola Lucianella, la figlia di Roberto Parisi, ex presidente del Palermo, assassinato dalla mafia nel febbraio 1985. Altra corsa contro il tempo per trasferire il pacchetto azionario a Giacomo Bulgarelli, allora direttore sportivo del Palermo. E’ un brutto colpo, che inciderà non poco sulla decisione finale. L’ATTESA Siamo in via Roma nel centro di Palermo. Armando Sabato, personaggio di spicco della pallavolo palermitana, mette a disposizione gli uffici della sua assicurazione per attendere la decisione sul Palermo. Ci sono il sindaco Orlando, il ministro Vizzini, il presidente del Palermo Matta. «Lei ha scritto che ho distrutto il Palermo, ma io l’ho salvato» mi dice Matta. Purtroppo non sarà così. Orlando tenta un ultimo appello disperato. Riesce a parlare con Matarrese, gli ribadisce l’impegnoe solidità degli industriali disposti a salvare il Palermo, le assicurazioni delle banche, il sostegno reale dell’amministrazione comunale. «Bravo, ce l’hai fatta» dice Matta. E invece no. Chiamiamo la Gazzetta a Milano per avere notizie. «E’ fuori, è fuori» dice Mino Mulinacci, il giornalista che seguiva le vicende federali. L’indomani la Gazzetta esce con un titolone in prima pagina: Il Palermo non c’è più. C’E’ CHI RIDE 9 settembre, Palazzo delle Aquile. C’è una strana atmosfera al municipio di Palermo. Il sindaco Orlando è al telefono con Iurlano, presidente del Lecce, nemico storico di Matarrese. Nella Dc, il partito del sindaco, non tutti si rendono conto che la scomparsa del calcio è anche una sconfitta per lacittà. Vito Riggio, allora consigliere comunale dc, oggi presidente dell’Enac, con un sorriso ironico dichiara: «E adesso come faremo senza il Palermo?». Enrico La Loggia, anche lui dc, poi senatore di Forza Italia, chiede preoccupato: «E adesso cosa succede?». CI PENSA ZAMPARINI Un anno senza calcio, poi la rinascita del club rosanero. Il 7 gennaio 1987, infatti, viene costituito il nuovo Palermo. Il presidente sarà Salvino Lagumina, che al vertice della Sicindustria aveva tentato di evitare il fallimento in extremis. Il nuovo Palermo ripartirà nella stagione successiva (19787-88) dalla C2. Bisognerà trovare un posto negli organici dei campionati. Ci penserà Maurizio Zamparini, sì proprio lui. Già proprietario del Venezia nella stagione 1986-87, il futuro presidente del Palermo, nel giugno 1987 rileva anche il Mestre, che giocava come il Venezia in C2. Nasce il Venezia Mestre e grazie a quella fusione si libera un posto che verrà occupato dal Palermo nell’organigramma dei campionati”. Questo quanto riportato dall’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.