“Il grande tracollo o l’orgoglio rinfrescante del cento per cento: davanti a Pep Guardiola, oltre al vento furibondo di Lisbona che ha ritardato l’atterraggio, c’è un incrocio che butta ansia nelle certezze. Se esce dalla Champions ai quarti, l’avventura a Monaco verrà definita buona ma non eccelsa; se passa invece si iscrive alla settima semifinale in sette partecipazioni da allenatore: il pregevole cento per cento che terrà vivo l’obiettivo della tripletta, per lasciare il Bayern come l’aveva trovato. «Penso a questa partita, ci serviranno idee, una buona difesa, il bel gioco e anche il risultato. Che non arriva da solo, ma è sempre la conseguenza della qualità, del lavoro, senza quello non vai avanti», dice il catalano. Sembra meno teso delle altre vigilie, nonostante 76 minuti di ritardo in una conferenza in cui confonde gli idiomi. Quando elimina il Benfica, il Bayern poi prosegue fino alla finale: così nei tre precedenti, due di coppa Campioni e uno di coppa Uefa. «L’10 dell’andata non è un vantaggio comodo, ma neppure un risultato per cui farsela sotto», spiega KarlHeinz Rummenigge e lascia per un attimo da parte il primo comandamento di questa trasferta: non essere arroganti. E Pep: «La tattica influirà relativamente, piuttosto conterà la mentalità, per voler dimostrare di essere grandi giocatori». BENFICA CONTRO TUTTI Non ha mai battuto il Bayern nelle eurocoppe: 5 sconfitte e 2 pari. Il Benfica, 20 vittorie nelle 22 uscite più recenti, all’andata sembrava già polverizzato dopo 109 secondi, quando Vidal segnò di testa. Ma Rui Vitoria è riuscito a evitare l’inondazione, nel secondo tempo i suoi hanno anche buttato tre chance per l’11. «Quella prestazione mi ha dato coraggio e fiducia», dice l’allenatore, debuttante nel torneo. Però mancherà Jonas, l’uomo da 30 gol in campionato, in testa alla Scarpa d’oro con Higuain e Cristiano Ronaldo. Il brasiliano, che in patria qualche anno fa prendevano in giro come «peggior attaccante del mondo», è colpevole per gli errori sotto porta e per un fallo di frustrazione, a Monaco. Era diffidato, è stato squalificato. Ma oltre a Julio Cesar, Luisao e Lisandro Lopez, fuori da tempo, è in dubbio anche Gaitan, per problemi alla coscia. «Primo non prendere gol, poi tentare di farli, l’organizzazione difensiva sarà fondamentale, ho provato anche i rigori», dice Rui Vitoria. L’ultima semifinale del Benfica è datata 1990, quando poi perse la coppa a Vienna contro il Milan. IL TIFOSO ULI In un angolo dell’aeroporto di Monaco montano un pannello con gli sponsor, quando il Bayern parte per le trasferte internazionali. Ogni parola deve avere alle spalle i marchi che arricchiscono il club. Un tempo si fermava pure Uli Hoeness, per due battute prima del volo, poi il compito è passato a Rummenigge, anche perché il compare è finito in carcere per frode fiscale. Ieri Hoeness è tornato a far parte della compagnia, facendosi passare per tifoso eccellente; ma rimane un virtuale presidente al primo viaggio all’estero dopo la scarcerazione anticipata. Ha tirato dritto, all’angolo delle interviste. «E’ una brava persona», dice Guardiola. «Speriamo di brindare insieme alla qualificazione», spiega Rummenigge. Nessuno considera Uli come un tifoso”. Questo quanto scrive l’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.