L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma su Matteo Brunori a secco di gol.
Un rallentamento nella stesura del suo rapporto con la porta avversaria che sembra acuirsi con il passare delle giornate, probabilmente aggravato dal peso delle aspettative per quanto fatto vedere nel recente passato. Quelle aspettative che non c’erano due anni fa perché il suo percorso fino a quel momento non lo aveva messo così in luce come è avvenuto a Palermo, visto che per molti era un giocatore sconosciuto. La necessità di sbloccarsi quest’anno appare più imponente, più pressante perché c’è dietro una storia da difendere. Un fardello che porta con sé foga e frenesia, una voglia spasmodica di uscire da un impasse che al momento è solo realizzativa, perché sorto l’aspetto della prestazione Brunori è vivo. Gioca per la squadra, smista palloni per i compagni si impegna in ogni azione. Va detto anche che la sua fama ormai lo precede, gli avversari nel pacchetto di consegne la inseriscono tra le priorità.
Perché tutti si aspettano una sua giocata, un suo numero. Un aspetto che paradossalmente ha favorito il resto della squadra, diventata fino alla gara con il Cosenza una vera e propria cooperativa del gol con 7 giocatori diversi andati a segno. A questo consorzio adesso serve anche la quota maggioritaria del capitano a cui le occasioni per rompere Il ghiaccio non sono di certo mancate, come l’altra sera sull’imbucata di Lucioni che lo ha liberato in area davanti a Micai. Prima di questa c’erano state due opportunità nitide con la Feralpisalò vanificare banalmente, mentre ad Ascoli non è riuscito a esultare per una questione di centimetri.
Brunori a fine gara ha detto di esserci già passato facendo intendere di sapere come gestire la situazione. Non dovrà essere il solo, tocca anche a Corini trovare l’equazione migliore tra il suo rendimento a la fase di finalizzazione, perché a volte è come se l’attaccante finisse schiacciato da una manovra fatta più di pancia che di movimenti ragionati risultando, sì, poco lucida. Il Palermo fa un potenziale offensivo di alto livello che può esaltare il capitano, serve, però, che Brunori si scrolli di dosso in fretta ansie eccessive e che la squadra lo accompagni con trame più nitide. Altrimenti bisogna intraprendere strade alternative, anche impopolari con l’inversione delle attuali gerarchie. Soluzioni da prevedere se l’intenzione è di stazionare al piani alti della classifica. Il recupero della versione più ispirata di Brunori, comunque, al momento sembra l’obiettivo primario.