Gazzetta dello Sport: “C’era una volta l’«Isola dei famosi», adesso non c’è più…”

“C’era una volta l’«Isola dei famosi», adesso non c’è più. Il Genio Corini, capitano di quel Palermo promosso in Serie A nel 2004 dopo 31 anni, non è attrezzato per i miracoli e non può trasformare in oro ­ al debutto al Barbera da allenatore ­ la multinazionale che ha in mano, soprattutto dinnanzi al Chievo campione di solidità, sospinto in alto dall’arma tattica Birsa e dall’infinito Pellissier, alla 100esima rete in A, tutte in gialloblù. Volevano volare, i rosanero: sono precipitati invece come un aquilone dal fiato corto, sbattendo due volte sull’erba prima di arrendersi al 9° k.o. di fila (record negativo di sempre in A) con 8 sconfitte su 8 in casa e l’ultimo posto solitario, non lasciando nemmeno le illusioni ai tifosi, legati da affetto al tecnico della riscossa di 12 anni fa. PARTITA ROMANZO La Favorita, nome antico dello stadio palermitano, si rivela allora un pronostico azzeccato per il Chievo ora a quota 22 (agganciata la Samp) e per i suoi eroi di giornata: primo tra tutti il tecnico Maran in lutto (eppure presente in panchina in extremis), cui è venuta a mancare la mamma Luciana in settimana e attorno al quale si sono stretti i giocatori. Oppure il solito Pellissier, una carriera spalmata su 14 campionati di A col Chievo sempre nel segno del gol e culminata ieri con la centesima perla. Che è poi la nitida fotografia non solo del suo essere predatore d’area, ma è pure l’istantanea impietosa di tutti i limiti della difesa rosanero, colpita in avvio da Birsa per effetto di una chiusura difettosa di Andelkovic e poi per colpa di uno sciagurato retropassaggio di Goldaniga su cui l’attaccante si avventa come un falco. IN SALITA E così, nella sfida tra icone rosanero, Corini e Sorrentino, grande ex, tocca al tecnico di casa spingere in salita un masso enorme. Risolto in parte il problema ambientale (la curva incita i ragazzi fino in fondo, il resto dello stadio no), il Genio dovrà entrare in fretta nella testa dei suoi ragazzi e trovare un’identità di squadra in assenza di elementi eccelsi. Emblematico l’andamento del match: rosanero avanti ma con difficoltà notevoli a portarsi in zona tiro, Chievo in agguato e in grado di colpire in qualsiasi momento con ripartenze brucianti. E’ la storia di questo match. E a nulla servono le acrobazie tattiche di Eugenio nella ripresa: con i gialloblù così robusti ovunque è impossibile sperare in una favola a lieto fine. Ma l’allenatore, che al triplice fischio raccoglie i suoi a centrocampo, sembra voler dire comunque «posso farcela»: in quell’altro campionato della salvezza i giochi sono ancora aperti”. Questo quanto si legge su “La Gazzetta dello Sport”.