Questa sera si giocherà Brescia-Palermo, ma oltre a questa sfida ci sarà il duello tra Cellino e Zamparini. Due tagliatori di testa per eccellenza. I due hanno cacciato tantissimi allenatori, con Zamparini che però è in netto vantaggio essendo a quota 50, mentre Cellino a 31 ma già in questa stagione ha cambiato mandando via Suazo e prendendo Corini. Di seguito quanto scrive su questo argomento la “Gazzetta dello Sport”:
“Le teste mozzate sono il loro fiore all’occhiello, l’appagamento interiore. Maestri indiscussi dell’arte dell’esonero. Massimo Cellino è a quota 31, tra Cagliari, Leeds e Brescia. I primi della lista: Radice, Trapattoni, Perez… fino all’ultimo, Suazo, saltato pochi giorni fa e sostituito da Corini. Maurizio Zamparini vince per distacco: 50, tra Venezia e Palermo. I primi della lista: Cerantola, Pasinato, Zaccheroni… fino all’ultimo, lo stesso Tedino via in aprile e poi ripreso finita la stagione. Al Rigamonti stasera chi ha la memoria lunga, oltre ai gol di Brescia e Palermo, conterà anche gli allenatori cacciati, umiliati, ridicolizzati. Quella dei tagliatori di teste è una storia che comincia nell’ultimo decennio del secolo scorso e continua oggi, dopo aver attraversato una generazione di tecnici sfortunati e tifosi increduli. E i due non sembrano aver voglia di fermarsi.
BALLA ESASPERATO Si ritrovano ancora una volta contro, avversari soltanto per 90’ perché la loro è un’amicizia a prova di retrocessioni e turbolenze societarie. Sfida a distanza: Cellino è a Miami, Zamparini vedrà la partita davanti alla tv. Opposta la loro storia nel club: il primo decide di comprare e compra, il secondo sono anni che vuole vendere e non vende (sta accadendo pure adesso). Li unisce la mancanza di pazienza e la scarsa empatia con l’allenatore di turno. «Ho avuto Cellino per quattro anni e Zamparini per due, mi erano diventati i capelli bianchi», ha detto un giorno Gian Piero Ventura, l’unico in grado di stare sulla panchina del Cagliari per due stagioni di fila(‘97 ’99). Un piccolo record il suo: non è riuscito neppure ad Allegri che nel 2010 lascia Cagliari dopo aver trovato in primavera l’accordo col Milan. Cellino lo considera uno sgarbo imperdonabile, nonostante gli ottimi rapporti con Galliani, e caccia il tecnico a salvezza acquisita. Anche Ballardini, ora tecnico del Genoa, ha lavorato con entrambi (tre volte Cellino, due Zamparini) ha raccontato che era più dura stare «con Cellino che mi chiamava alle 3 di notte per la formazione. Io spegnevo il telefono e lui chiamava il mio vice. La terza volta mi ha licenziato perché facevo uso improprio di un pc del club, che era in un’area aperta a tutti…». Conclusione: «Certi presidenti ti sgretolano il cervello». I due hanno anche modi diversi di tagliare. C’è metodo in Cellino, che cerca di capire gli umori dello spogliatoio, e c’è umoralità in Zamparini, che si fida solo di se stesso e che, per dire, mette alla porta Mangia solo perché ha «avuto paura di retrocedere».
C’È CHI DICE NO Leggere la lista delle teste mozzate è sorprendente. Ci sono allenatori scafati (Trapattoni, Allegri, Novellino), futuri c.t. della Nazionale (ancora il Trap, Prandelli, Donadoni), tecnici allora emergenti che poi si sono persi (Glerean, Sannino e Bellotto). Soltanto uno ha tenuto testa al presidente ed è Giampaolo, capace di dire no quando Cellino lo richiama per il solito giochetto: sostituire chi lo aveva sostituito. C’è chi dura pochissimo. Nell’estate 2002 e Zamparini, che ha rilevato il Palermo da Sensi, travasa in blocco il suo Venezia nella nuova società: Glerean al debutto perde il posto. Anche Tesser (2005) va via dopo la prima giornata. E c’è chi dura moltissimo: Iachini resiste 773 giorni di fila (773 giorni!) dopo aver preso il posto di Gattuso, nella B del 2013-14.
DA RECORD I tifosi del Leeds sapevano delle fobie di Cellino: per esempio, l’odio per il viola e il numero 17. Ma sono rimasti basiti quando ha deciso di esonerare Brian Mc Dermott, ancora prima di acquistare il club. E Zamparini nella stagione 2015-16 supera se stesso: parte con Iachini, rimpiazzato a novembre da Ballardini. Via anche lui dopo due mesi: Zamparini vuole affidare la panchina all’argentino Schelotto, ma non può per motivi burocratici. Allora sceglie Viviani, poi Bosi e Tedesco (una panchina ciascuno), ancora Bosi prima di riprendere Iachini. Finita qui?Macché, siamo ancora a marzo. C’è il tempo per ingaggiare e cacciare Novellino e chiudere con Ballardini: 8 esoneri, un delirio assoluto”.