Gazzetta dello Sport: “Carpi, il suicidio è di rigore. La Lazio ringrazia e vola. Due penalty falliti da Mbakogu, così la salvezza diventa un miraggio…”

“Il suo passato biancorosso è troppo lontano e soprattutto «ininfluente» per definire Simone Inzaghi un irriconoscente e più di lui avrà ghignato il suo presidente Lotito: non voleva il Carpi in A e in più si gode un allenatore da quattro vittorie nelle ultime sei partite, quella di ieri nonostante i sogni europei fossero già svaniti. No, la virtuale retrocessione della squadra di Castori ­ salvarsi domenica è un’ipotetica quasi dell’assurdo ­ ha altre facce, soprattutto una: quella di Jerry Mbakogu, nigeriano dal cuore grande e ieri dalla testa in subbuglio, soprattutto nel guardare la porta da 11 metri. Due rigori sbagliati (l’ultimo fu Maccarone nel 2007) sono un record non invidiabile e il totale del Carpi ieri è salito a quattro: la B si spiegherà anche così. E con l’improvviso crollo in casa, lì dove aveva vinto tre delle ultime quattro gare e dove nel 2016 erano passate solo Roma e Sassuolo. Anche loro con un «maledetto» 3­1. LE SCELTE DI CASTORI Non solo Mbakogu, però: perché un centravanti così, che si prende sulle spalle un reparto da solo e da solo deve impegnare la difesa della Lazio, che quei due rigori se li «inventa» (complici Hoedt e Mauricio), è forse indispensabile per una squadra così. Disegnata da Castori con il 4­ 4­1­1 delle ultime due vittorie e con gli uomini, 9 su 11, che hanno il vecchio cuore della promozione e della rimontona salvezza. I custodi deputati dei loro paradisi: ma per una partita così forse certe convinzioni e la riconoscenza andavano mescolate con un po’ di esperienza in più (Zaccardo, se non Suagher) e un po’ di freschezza prima (Verdi). Anche perché quello spirito si è visto fin troppo, ma non al momento giusto, per le abitudini del Carpi: squadra di solito con tanti uomini dietro la palla, paziente nella prudenza, e ieri invece più alta rispetto alle sue possibilità, insolitamente sbilanciata, sbadata nell’ultima lettura delle azioni. Anche prima che il rigore sbagliato da Mbakogu dopo 12’ minuti e il gol dell’1­0 (Bisevac dopo mischione in area) avessero il doppio effetto prima di stordirla e poi di convincerla ad una reazione poco razionale. Due dati aiutano a capire: 27 tiri del Carpi, quasi sempre poco lucidi, e non erano mai stati così tanti in questo campionato; per la prima volta da gennaio un possesso palla superiore al 50%, ma frenetico e poco concreto. LA BEFFA Come stendere tappeti, ad una squadra di qualità così superiore. Se quel pressing alto era un tentativo di sporcare il palleggio della Lazio è stato inutile, anzi dannoso: perché la squadra di Inzaghi è stata al gioco di risucchiare fuori il Carpi, per fargli male con gli incroci degli esterni offensivi e i movimenti ad elastico di Klose. Non a caso padre dell’emblematico 2­0, un flipper di passaggi rifinito da Anderson e chiuso da Candreva: così, degli ultimi 15 gol, 13 sono stati firmati, o brevettati con un assist, da lui e dal tedesco. Lì il Carpi ha vacillato, per sbandare sul secondo rigore storpiato da Mbakogu e crollare quando Lasagna ha sbattuto sull’incrocio dei pali. Klose libero e bello di segnare il 3­0 e il 3­1 beffa di Mbakogu, al suo primo gol su azione quando non serviva più, sono stati solo la foto del Carpi che sentiva già addosso il freddo della B”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.