Gazzetta dello Sport: “Caos Sampdoria, la Figc: «Ferrero deve lasciare la Samp». La Corte Federale condanna il patteggiamento per il crac della Livingston”

“Anche le sentenze di patteggiamento, in caso di condanne superiori a un anno e per determinati reati, portano alla decadenza dalle cariche societarie. Equiparate a condanne in giudicato. È stata la Corte federale d’appello, su richiesta del presidente della Figc Tavecchio, a esprimere questo parere. Solo consultivo, ma avrebbe dovuto sciogliere ogni dubbio e portare all’unica logica conseguenza: la decadenza da presidente della Sampdoria di Massimo Ferrero, che il 4 febbraio scorso ha patteggiato 1 anno e 10 mesi per il crac della compagnia aerea Livingston. Com’è noto, infatti, i reati fallimentari rientrano nella casistica dell’articolo 22 bis («Disposizioni sulla onorabilità») delle Noif. Ergo, bye bye Ferrero. FA MELINA In realtà, non ancora. Il colpo di scena sta nelle righe di accompagnamento alla missiva spedita dall’avvocato di Ferrero, Luca Ponti, a Lega di A (che l’ha girata alla Figc) con la quale veniva correttamente comunicato, un mese fa, l’esito del procedimento penale, conclusosi appunto con la sentenza di patteggiamento pronunciata dal gup del tribunale di Busto Arsizio: «In disparte la valutazione circa la natura della sentenza, segnalo — si legge nella nota — che la stessa sarà impugnata per ricorso in Cassazione ex art. 585 lett. a) c.p.p. entro il termine di 15 giorni dalla data in cui saranno depositate le motivazioni. La sentenza non è pertanto passata in giudicato». Un artifizio legale che ha sorpreso tutti. La Figc si aspettava un’eccezione sull’equiparazione tra patteggiamento e condanna (e in questo senso infatti ha chiesto lumi alla Corte d’appello), non un «prendere tempo» in attesa delle motivazioni del patteggiamento, per eventualmente impugnare la sentenza. MA PUÒ? In teoria Ferrero ne ha la facoltà. Le possibilità sono assai limitate: se nelle motivazioni dovesse riscontrare un vizio di forma, un errore formale o anche un termine lesivo della sua reputazione. In pratica, però, sembra un controsenso, visto che lui stesso aveva chiesto il patteggiamento, nel giugno del 2014, proprio nelle ore in cui rilevava da Garrone il club blucerchiato: mesi e mesi d’attesa perché si doveva definire il risarcimento danni a favore del ministero dello Sviluppo economico, quantificato alla fine in 800mila euro. E quando, il 4 febbraio, il gup ha accolto l’istanza di Ferrero emettendo la sentenza di patteggiamento, il suo legale Ponti dichiarò all’Ansa: «Si è conclusa oggi la vicenda Livingston. La richiesta di patteggiamento, così come auspicato da noi legali, è stata favorevolmente accolta dal tribunale di Busto Arsizio, che ha ritenuto prevalenti le attenuanti generiche a dimostrazione del fatto che Massimo Ferrero ha avuto un ruolo assolutamente marginale». Tutti felici. Ma adesso si scopre che Ferrero impugnerà la sentenza che lui stesso aveva auspicato. Sempre che ce ne siano gli estremi. Altrimenti, avrà solo preso tempo ma non avrà evitato la decadenza. Lo scopriremo tra pochi giorni”. Questo è quanto scrive l’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.