“Da Leicester alla frontiera con il Galles sono due ore di macchina: le favole del calcio sono ormai contagiose e stanno segnando una delle stagioni più pazze di sempre. Chris Coleman come Claudio Ranieri: adesso tutti a scoprire questo allenatore figlio di Swansea, la città che fu di John Charles e dove ora lavora Francesco Guidolin. Era il vice di Roy Hodgson al Fulham ed è salito al governo del Galles nel 2012, dopo la tragica scomparsa di Gary Speed: in questo Europeo ha dimostrato di essere diventato più bravo del santone inglese. Oltre la storia. Ma anche oltre la logica: se qualcuno avesse pronosticato il Galles in semifinale, lo avrebbero preso per matto. La follia è invece altrove: un Belgio ricco di talenti, preso a schiaffi da una nazionale dove giocano calciatori della Championship inglese, appartiene alla sfera delle cose apparentemente incomprensibili. Apparentemente: perché se le stelline stanno a guardare e in panchina non si muove una foglia, non vai lontano. Torni a casa. Un viaggio rapido: la frontiera belga, infatti, è lontana appena 35 chilometri”.
IMPRESA “Il Galles invece va avanti. Continua la sua volata leggera. La corsa è il simbolo di questa squadra. E’ la caratteristica predominante del suo simbolo, Gareth Bale, ma è anche uno dei segreti di una nazionale dove il movimento perpetuo consente molte cose: di raddoppiare le chiusure in difesa, o di appoggiare l’azione in attacco. Correre è bello, ma non è solo questa la spiegazione di un exploit che ha portato il Galles alla prima semifinale di un grande torneo. C’è tutto quello che non trovi nella nazionale inglese: spirito di corpo, umiltà, piedi a terra, rispetto degli avversari, applicazione e, vivaddio, anche un modo scanzonato di vivere il calcio. Passeggiare sulla spiaggia in Bretagna, andare a mangiare il gelato in piazza, guardare tutti insieme le partite, mischiarsi star e combattenti della vita: una boccata di aria fresca”.
COPIONE “C’è anche un copione tattico che funziona. Il 5-3-2 è il modulo base, dove i movimenti degli esterni, il maratoneta Gunter – giocatore del Reading, meditate gente che pensate che il football sia solo una questione di grandi firme – e l’indiano – almeno nelle origini – Taylor, consentono di sostenere la fase d’attacco. Bale rema a tutto campo, con una dedizione alla causa che gli fa onore: bello ora gustare la semifinale contro Cristiano Ronaldo, compagno di successi in quel di Madrid. Ramsey è il pendolo: c’è sempre il suo piede nelle azioni più importanti”.
CARATTERE “Per chiudere il cerchio dell’analisi del Galles manca un tassello: il carattere. Ed è la chiave di questa serata straordinaria. La botta spaventosa di Nainggolan, dopo una parata da urlo di Hennessey su Carrasco e il salvataggio sulla linea dopo la ribattuta di Meunier, aveva portato avanti il Belgio dopo appena 13’, indirizzando la partita nel modo più difficile per i gallesi, abituati ad aspettare e ripartire. L’orgoglio ha rimesso in piedi la squadra di Coleman, poi è accaduto un fatto inedito: la gestione del pallone. A metà primo tempo, un dato indicativo: 64% possesso del Galles, 36% i belgi, quasi spaventati dal vantaggio iniziale”.
I GOL “Il pareggio è arrivato su azione di calcio d’angolo, con una zuccata assassina di Ashley Williams e difesa del Belgio in bambola. Il crollo è cominciato qui: nella retroguardia, dove l’assenza di due pedine come Vertonghen e Vermaelen è stata un prezzo troppo pesante. Coleman, mostrando di essere reattivo, ha ordinato a Bale di attaccare la zona di Jordan Lukaku ed è iniziata la lenta, inesorabile, opera di demolizione. Wilmots ha giustamente tolto Carrasco, ma l’ingresso di Fellaini, nella solita versione rissosa, ha solo aumentato la tensione. Il secondo errore è stato insistere con Romelu Lukaku, inguardabile e inconcludente: non si possono divorare a questi livelli il gol fallito ad inizio ripresa. Il Belgio è evaporato e il 21 del Galles, con un capolavoro di Robson-Kanu, bravo a mandare in tilt tutta la difesa con una semplice finta di corpo, ha spalancato le porte di fronte all’ennesima storia straordinaria. La capocciata di Vokes in chiusura ha dato il via al delirio per il popolo gallese. Da Cardiff a Lilla un happening infinito. Alla faccia dell’Inghilterra e della Brexit”. Questo ciò che si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta della Sport”.