“Le carte sono in Federcalcio. Il procuratore Stefano Palazzi le ha chieste e ottenute dai magistrati di Napoli, il pm Maurizio De Marco e i procuratori aggiunti Giuseppe Borrelli e Filippo Beatrice (che con Giuseppe Narducci fu protagonista dell’inchiesta di calciopoli), impegnati nell’indagine che incrocia calcio, scommesse e camorra, passando al setaccio le attività del clan Vanella Grassi. È ipotizzabile che sia necessaria una prima fase per leggere attentamente i documenti. Poi si arriverà agli interrogatori e successivamente agli eventuali deferimenti: è probabile che i giudici di primo grado e di appello della giustizia calcistica debbano rivedere per l’ennesima volta il loro piano ferie. Al momento attuale, sembrerebbero emergere responsabilità di singoli calciatori, ma non coinvolgimenti diretti delle società. Tuttavia è presto per trarre qualsiasi conclusione. Intanto oggi l’inchiesta penale vivrà un altro momento cruciale con l’interrogatorio di Luca Pini, uno dei giocatori di quell’Avellino sotto accusa, ora non più in attività, da lunedì mattina agli arresti domiciliari. MAGGIO NERO Il mese calcisticamente incriminato dall’inchiesta è maggio. Maggio di due anni fa. Tutto ruota intorno a quel pezzo di primavera, avvelenato dall’assalto dei tentativi di corruzione. Siamo in Serie B e nel mirino ci sono le sei partite che coinvolgono l’Avellino. Per due incontri gli investigatori sono certi del trucco: ModenaAvellino 10 del 17 maggio 2014 e AvellinoReggina 30 del 25 maggio. Su queste partite, il clan VanellaGrassi avrebbe ottenuto l’obiettivo di realizzare consistenti guadagni sulle scommesse. Ma la lista nera si è allargata, e comprende sicuramente AvellinoTrapani 33 del 13 maggio e PadovaAvellino 10 del 31 maggio: nel primo caso non fu possibile la realizzazione della combine, nel secondo fu l’arresto del boss Umberto Accurso a bloccare la corruzione dei giocatori. CesenaAvellino 20 del 3 maggio e AvellinoSpezia 20 del 10 maggio sono nella fase dei sospetti. Circostanze che hanno fatto ipotizzare ai pm un allargamento della macchia della corruzione al di là delle partite su cui viene ritenuto provato l’«aggiustamento». JEANS E MAGLIETTE In particolare, gli investigatori prendono in considerazione i momenti che precedono CesenaAvellino. Si parla dell’incontro fra Francesco Millesi, uno dei calciatori di quell’Avellino, ora agli arresti domiciliari, e Accurso. Commentato da Luca Pini con le frasi: «Cento cento si farà…Sì, sì, si fa tutto, ha detto: il jeans lo vuole, si farà tutto possiamo comprare tutte cose, ha detto comprami il jeans, la maglietta, si farà tutto, Hai capito?». Per il pm «nonostante il ricorso a un linguaggio criptico, l’unica ricostruzione compatibile con le acquisizioni appare essere la disponibilità del Millesi ad aderire alla richiesta di influenzare, previa offerta di denaro, l’esito di incontri della propria squadra». È probabile che se ne parlerà oggi nel faccia a faccia di Pini con i magistrati. IL RUOLO DI IZZO Nell’ordinanza, i magistrati disegnano anche il ruolo di Armando Izzo, il giocatore del Genoa, ex Avellino, iscritto al registro degli indagati, che aveva contatti diretti con Giuseppe Corcione, considerato il cassiere del clan della Vanella Grassi. Per il pm, le conversazioni telefoniche fra Corcione e Izzo non presentano aspetti penalmente rilevanti, ma testimoniano del fatto «che Izzo, sebbene avulso dal contesto familiare criminale, risulta comunque in grado di intrattenere rapporti diretti con soggetti di spicco del sodalizio»”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.