Gazzetta dello Sport, Calcioscommesse: “Conte ha fretta e ora aspetta il Gup”

Come un primo giorno di scuola. È trascorso tra attese, appelli infiniti, saluti, dichiarazioni e lunghe telefonate l’atto iniziale della maxi udienza preliminare sul calcioscommesse. Cremona si è svegliata baciata dal sole e blindata nella zona del tribunale: polizia schierata e strada bloccata. Poi, poco alla volta, è iniziato il pellegrinaggio di avvocati, cronisti, fotografi e curiosi, ma quasi nessuno delle 115 persone che rischiano di andare a processo dopo l’inchiesta condotta dal pm Roberto di Martino. A parte l’eccezione di Paoloni (il portiere della Cremonese che ha innescato le indagini), è andato deluso chi si aspettava di vedere Antonio Conte, Stefano Mauri, Cristiano Doni, Beppe Signori, Gigi Sartor e gli altri accusati di aver sporcato il calcio con le combine. Per loro hanno parlato i legali, spiegando le strategie e le strade da percorrere per uscire o restare dentro il processo. Si scontrano esigenze diverse: c’è chi punta alla prescrizione per evitare il giudizio (e quindi una probabile condanna) e c’è chi invece è convinto di avere tutte le carte in regola per una assoluzione e quindi spinge per andare a sentenza. Due anime che entreranno in collisione quando il gup Pierpaolo Beluzzi dovrà decidere sulla competenza territoriale. Ieri il «piatto forte» sono state le oltre 100 richieste di ammissione al processo come parte civile. Tra queste pure quella della Figc: come anticipato dalla Gazzetta, Conte è stato tenuto fuori da questa possibilità. «OMESSA DENUNCIA» La scelta della Federcalcio è chiaramente un compromesso per evitare il paradosso di una possibile richiesta danni all’attuale c.t. della Nazionale. La federazione ha trovato uno «scudo» giuridico per giustificarla. Questo: la frode sportiva contestata a Conte è in realtà, leggendo gli atti, un’omessa denuncia, accusa per la quale il c.t. ha già pagato in sede sportiva, mentre in sede penale non comporta nessuna colpa. Insomma, quello di Conte non sarebbe un illecito (che si paga con 3 anni di squalifica). Una valutazione fatta anche per Angelo Alessio (vice c.t.) e Stefano Colantuono (tecnico dell’Udinese). Per questi 3 tesserati niente costituzione di parte civile della Figc al contrario di tutti gli altri imputati (sia con reato associativo, sia con la «sola» frode). Una posizione che sposa la linea difensiva dei legali di Conte (Arata e Cammarata), ma che contrasta con la situazione oggettiva: la richiesta di rinvio a giudizio del pm è per frode sportiva (il tecnico nonostante il suo ruolo non l’avrebbe impedita per AlbinoLeffe-Siena 1-0 e per questo diventa secondo di Martino complice del reato) e una eventuale condanna sarebbe impossibile da derubricare come omessa denuncia (non esiste il reato penale). Insomma, la federazione ha cercato di salvare capre e cavoli: chiede i danni, ma tiene fuori il proprio allenatore. EUROPEO O NON EUROPEO Altra questione sono i tempi. I legali di Conte (e anche quello di Colantuono) puntano al rito abbreviato per far uscire pulito il c.t. prima dall’Europeo. Ma la strada è in salita: ci vorranno un paio di mesi prima che il gup sciolga il nodo della competenza territoriale. E anche se Conte mira a restare a Cremona, potrebbe lo stesso finire a Siena oppure a Bergamo. E questo vorrebbe dire processo e giudizio molto dopo l’Europeo. Tornando alle parti civili, da segnalare l’Atalanta (versus Doni e Marilungo, ma non contro Colantuono) e vari gruppi di tifosi, compresi club di Juve e Inter, forti del precedente di Bari quando è stato riconosciuto il danno patito (liquidati 400 euro a testa). Ieri presentate pure una serie di eccezioni (che puntano a rallentare il procedimento): dalla illegittimità della videoconferenza, ai soldi chiesti per gli atti, ai vari difetti di notifiche. Saranno valutate strada facendo, mentre nella prossima udienza (7 marzo) il gup deciderà quale parte civile sarà ammessa e probabilmente anche la congruità dei 15 patteggiamenti con parere positivo del pm. Tra questi c’è quello di Vittorio Micolucci (16 mesi): il primo pentito dell’inchiesta. L’aver rotto il muro di omertà gli ha procurato solo guai e minacce. Segno che il problema combine è ancora molto radicato.

Published by
Redazione Ilovepalermocalcio