“«Sarebbe istruttivo seguire il processo sul calcioscommesse: ascoltare i silenzi, le amnesie, le giustificazioni fantasiose, i non ricordo e le varie scuse che di volta in volta i calciatori daranno nel dibattimento. Sarebbe istruttivo soprattutto per i tifosi, troppo spesso abbagliati da una fede e sempre pronti a difendere i loro beniamini anche quando le attività investigative dicono altro. Nonostante le confessioni, nonostante sia stato ampiamente dimostrato l’alterazione di numerose partite in tutte le Serie, sono in tanti a vivere con fastidio l’inchiesta che ha scoperchiato un mondo di malaffare e corruzioni. Forse avrebbero preferito tenere gli occhi chiusi, far finta di nulla. Suggerimento: oltre a guardare le partite, chi ha a cuore lo sport farebbe bene a informarsi anche su quello che accadrà nel processo di Cremona». Roberto di Martino è il procuratore capo che ha fatto saltare il tappo delle gare truccate: nel 2010 partì da una strana vicenda accaduta in CremonesePaganese, match di Lega Pro. Diversi giocatori finiti in ospedale in stato confusionale. Le analisi del sangue dimostrarono che avevano bevuto in modo inconsapevole un potente sonnifero. Da quell’episodio partirono le indagini: un pozzo senza fine, fatto di arresti (oltre 50) e oltre 100 indagati per le combine. Con la criminalità slava e asiatica pronta a irrompere nei ritiri per corrompere calciatori importanti. Una inchiesta complicata e subito invisa dall’opinione pubblica. Eppure i fatti dicono che gli sportivi dovrebbero ringraziare la Procura di Cremona e il pm di Martino. Che dopo 5 anni d’indagini non farà il processo che inizia oggi: va in pensione tra pochi giorni. Procuratore, non le dispiace lasciare il lavoro a metà? «Le inchieste non sono mai personali. Certo, sul calcio ho speso tante energie e gran parte del tempo lavorativo, ma ora tocca a due giovani pm. E il fattore età è un vantaggio. Seguirò il tutto da spettatore, sperando che ci sia una finale». Pensa al rischio prescrizione? «E’ possibile soprattutto per chi non è accusato del reato associativo. E siccome hanno patteggiato quasi tutti quelli in questa posizione, gli altri faranno il tifo per tempi dilatati. Questo processo ha bisogno di udienze serrate e ravvicinate, non basta farne una al mese. Solo io ho messo in lista 150 testimoni e vale la pena sentirli. Ma il processo sarà lo stesso utile». Per quello che ha detto all’inizio? «Sì, il calcio è molto autoreferenziale. Una cosa normale. Una inchiesta di questo tipo ha messo in difficoltà chi racconta ogni giorno un mondo perfetto, dove i giocatori, le squadre e i presidenti sono al di sopra di ogni sospetto. Non è così, purtroppo. Lo sport è fatto da uomini ed è inserito nella società, quindi ha gli stessi mali. E viviamo in un’epoca dove la corruzione dilaga. E più soldi girano, più la criminalità si avvicina. Il calcio è diventato una industria di denaro. Le scommesse sono uno strumento facile da manipolare per la criminalità. I tifosi sono rimasti al calcio di una volta, ma di romantico c’è rimasto poco». Le piace il calcio? «Certo e in passato vedevo tante partite. Adesso non più: appena accade una azione strana, penso subito che dietro possa esserci qualcosa». Ma dopo tutte le inchieste le combine ci sono ancora? «Sì, la criminalità mica ha paura degli arresti. Altrimenti non dovrebbe esserci più la mafia». Le istituzioni sportive hanno dato il massimo per combattere il fenomeno? «Un po’ mi hanno deluso, sono stati molto teneri. E poi ci sono alcuni istituti della giustizia sportiva, tipo l’omessa denuncia, che sono un invito all’omertà». La Nazionale ha come sponsor un bookmaker… «Non serve un magistrato per dare un giudizio su questa cosa…». E’ soddisfatto dell’inchiesta? «Di più non si poteva fare: all’inizio abbiamo avuto il supporto dello Sco, ma dopo siamo rimasti soli. Cremona è una Procura piccola, sotto il peso del calcioscommesse si è paralizzata. Bilancio positivo, comunque: ci sono stati risultati evidenti, anche legislativi». La legge penale sulla frode sportiva è cambiata. «Appunto, prima era considerato un reato minore. Adesso si rischiano 6 anni di carcere anche se non c’è un’associazione. E chi indaga può utilizzare le intercettazioni, fondamentali. Si vede che non ci siamo inventati un castello di accuse…». Per qualcuno lei grazie al calcio si è fatto pubblicità. «Posso sorridere? Mi sono occupato di processi importanti come il terrorismo islamico, la strage della Loggia, le dichiarazioni di Pacini Battaglia su Di Pietro durante Tangentopoli. Capisco la valenza sociale del calcio, ma il sorriso resta». Non solo calcio, da una costola delle indagini ha messo sotto sopra anche il tennis. «E lì è ancora più facile alterare un match. Servirebbe un’inchiesta internazionale. Magari qualcuno la farà». Sull’assoluzione di Conte la Procura Generale di Brescia ha fatto ricorso. «Vuol dire che le accuse non erano campate in aria. Ho girato ai colleghi un memoriale: è in buone mani». Un calcio pulito è possibile? «Me lo auguro. Dipende dai calciatori: devono dire no alle proposte e denunciare chi le fa. Anche se fossero dei colleghi. E poi i tifosi devono aprire gli occhi: il processo di Cremona può essere più interessante di una partita»”. Questo quanto si legge su “La Gazzetta dello Sport”.