L’edizione odierna del “Corriere dello Sport”, elogia la prima parte di stagione di Alberto Brignoli, protagonista fin qui di prestazioni di livello. Ecco quanto legge:
“Cercava continuità e ha dato stabilità. Alberto Brignoli ha messo le mani sul Palermo, sfoderando un rendimento nel girone di andata che ha contribuito notevolmente alla costruzione della miglior difesa del campionato. Soprattutto ha dato certezze a un ruolo storicamente «maledetto», soprattutto nell’era Zamparini. Ma c’è di più, il portiere ha anche superato se stesso, perché quello appena concluso è il miglior girone della sua carriera. Lo dicono i numeri: 12 gol subiti in 15 presenze in campionato, con una media al di sotto di un gol incassato a partita, per la precisione 0,8. Anche nelle sue annate migliori in Serie B non era riuscito a fare meglio. A Perugia due stagioni fa nel girone di ritorno (arrivò a gennaio dal Leganes ) con 15 gol in 18 presenze tenneuna media di gol subiti di 0,83. La differenza è di un’inezia, ma segna lo stesso un progresso, anche perché bisogna ricordare che quest’anno un girone è costituito da 18 partite e non da 21 come gli altri anni e in quella stagione in Umbria ne saltò 3, proprio come in questa prima parte di campionato. Anche con la Ternana dove ha giocato per tre anni consecutivi, nella sua migliore stagione, l’ultima nel 2014-15, chiuse il girone d’andata con 19 gol in 20 presenze con una media di reti subite a partita pari allo 0,95. Quella fu l’annata in cui venne acquistato dalla Juventus, mentre dopo il grande girone di ritorno con il Perugia convinse il Benevento ad affidargli la porta in Serie A, sempre tramite il prestito dei bianconeri. Adesso che Brignoli ha nel Palermo il suo nuovo proprietario, l’obiettivo, dopo un rendimento iniziale di questo livello, è di tornare in A e rimanerci, cosa non riuscitagli nel Sannio. Rino Foschi ha creduto in lui acquistandolo dalla Juve per una visione in prospettiva che desse sicurezze nel ruolo dopo la bocciatura di Posavec. Alberto ha risposto dimostrando di poter sopportare un’eredità pesante come quella del più esperto Pomini, titolare nella seconda parte della scorsa stagione al posto del croato. Adesso, tra i due c’è una sana rivalità che contribuisce ad alzare il livello competitivo. Tempo fa, Brignoli ha definito così il loro rapporto:«C’è onestà intellettuale e competizione sana–ha detto . Se io faccio una parata in allenamento,lui vuole fare ancora di più. Lavorando così c’è un confronto, c’è onestà nel giudicare le prestazioni e il modo di lavorare. E’ un buon portiere,e so che se non resto su determinati standard, può giocare lui». Il resto lo ha fatto Stellone con una gestione sapiente del ruolo chiamando in causa per tre partite anche Pomini, sia per una logica di turnover, quando ci sono stati impegni ravvicinati, ma anche per non cristallizzare certe posizioni. Brignoli, comunque, ha convinto, vincendo qualche incertezza nelle prime giornate di campionato e confermando quanto di buono si dicesse di lui in passato. Del resto, se la Juventus lo aveva acquistato un motivo doveva esserci. Il suo girovagare in prestito degli ultimi anni,però non l’ha aiutato, non giocare con continuità e sempre nella stessa squadra aveva fatto arrugginire qualche meccanismo. Ora si sta muovendo nel solco di quei pochi portieri che a Palermo con Zamparini hanno lasciato il segno, come Berti, Fontana, Sirigu e Sorrentino. Una vera e propria élite rispetto alla grande maggioranza di portieri che sono finiti nel tritacarne per valutazioni sbagliate o per le troppe coccole presidenziali, nonostante limiti evidenti”.