“«Il mio segreto? La professionalità. Non solo durante gli allenamenti, ma anche nelle altre ore della giornata. La mia virtù più preziosa? So da dove vengo, non lo dimentico». Parte da due pillole di saggezza la confessione di Ciccio Brienza, il piccolo grande uomo del Bari. Da solo vale il prezzo del biglietto. Per le perle che riesce a incastonare sul campo, alla faccia dei numeri abbondanti che si ritrova: 37 anni, 531 gare da professionista, 84 gol e 12 squadre (compreso il Bari) in curriculum. «Le attestazioni di stima inorgogliscono, più dei voti… – dice –. Mi fa piacere soprattutto per il d.s. Sogliano. È lui che mi ha voluto a tutti i costi, ci ha messo la faccia. Quando sono arrivato c’era un po’ di scetticismo, considerata la mia età. Magari qualcuno avrà pensato che fossi alla frutta. Io sapevo però che avrei potuto dare ancora tanto». SOPRANNOME C’è chi lo ha definito il «Totti del Bari». Se ne compiace Brienza: «Per il nome di battesimo, ci siamo. Per il resto, riparliamone fra tre anni. Totti è ancora sulla breccia a 40 anni». Fa fatica a scrutare il futuro: «Forse è un bene che non abbia ancora pensato al mio futuro. Una cosa è certa, quando chiuderò con il calcio giocato non farò l’allenatore, ma vorrei restare nell’ambiente. Comunque, niente programmi. Ho un altro anno di contratto col Bari. Finché starò bene e avrò entusiasmo, continuerò. Il fisico risponde ancora a dovere». LA FASCIA Contro l’Avellino ha provato un’esperienza nuova: la fascia di capitano. «Un riconoscimento simbolico, per lo scambio dei gagliardetti. Il capitano non è chi va in campo con la fascia al braccio. Sono importanti gli esempi che si danno». Soprattutto ai più giovani. Che cosa ha sussurrato sabato a Scalera, prima del suo esordio in B? «L’ho tranquillizzato. Gli ho detto che tutti possono far bene se giocano semplice. Lui è stato bravo, concentrato». Brienza e Fedele su tutti, ma anche il resto del Bari ha ben figurato. «Serviva una grande prestazione, considerata l’emergenza. Tutti hanno risposto. Il gol di Castaldo avrebbe potuto abbatterci, invece siamo stati bravi a recuperare. E quando fai prestazioni importanti, ci sta che la fortuna ti assista. È stata una vittoria diversa dalle altre. Ci deve dare maggiore consapevolezza». STIMA Ha segnato quattro volte con il Bari. Quel che più conta, è diventato il simbolo della squadra di Colantuono. «Se il gol viene, bene. Altrimenti mi metto a disposizione dei compagni. Il mister? Lo conosco da una decina di anni, ci lega una reciproca stima. Col suo arrivo sono cambiate tante cose. Ora restiamo più tempo in partita». È un Bari con le p… come ha detto il tecnico? «Sull’albero bisogna metterne più di due affinché sia davvero bello». TRASFERTE Non resta che confermarsi fuori casa. «Dovremmo ripetere le prestazioni casalinghe. A Verona ci siamo riusciti, eppure è andata storta. Sono convinto però che se giocassimo sempre così, ne perderemmo poche lontano dal San Nicola». All’orizzonte la sfida con l’Ascoli, una delle sue ex. «Una storia di tanti anni fa (2002/03, ndr) – ricorda Brienza –. Una bella annata, feci 7 gol compresa una doppietta al Bari. C’era Gillet in porta. Ora sono dall’altra parte». Con quali intenzioni? «Campo difficile, rivale tosto. Con Cacia che in B fa la differenza. Ma noi vogliamo dare continuità ai successi casalinghi»”. Questo quanto si legge su “La Gazzetta dello Sport”.