Giovanni Bosi è uomo di sostanza. Il passato da centrocampista tra la C e B ne ha temprato la vena pragmatica. Al contrario di quello che si possa pensare ama il calcio offensivo. Spregiudicato, ma concreto. A livello giovanile è tra i tecnici più stimati del panorama nazionale. E gli ultimi tre anni alla guida della Primavera del Palermo l’hanno confermato. Fa parte di quella cerchia di allenatori che ama lavorare coi ragazzi. Zamparini ha dovuto faticare per convincerlo a passare in prima squadra, sia la prima volta per fare da tutor a Schelotto che adesso. Non è un arrivista, non ama le luci della ribalta, gli piace il calcio nei suoi aspetti più genuini. È arrivato nel 2012, scelto dall’allora d.s. Perinetti e dal responsabile del vivaio, Baccin, che lo ha confermato per le due stagioni successive. L’anno scorso i baby rosanero sono arrivati al secondo turno dei playoff di qualificazione alle Final Eight Scudetto, eliminati dalla Lazio ai rigori, la stagione precedente in semifinale a Viareggio, eliminati ai rigori dall’Anderlecht, e ai quarti di finale delle Final Eight dove sono usciti sempre ai rigori con la Fiorentina. L’altra esperienza con una Primavera l’aveva avuta con il Treviso dal 2006 al 2008. Anche in quell’occasione arrivò fino ai quarti del campionato Primavera. Poi due parentesi in D col Pordenone e in Lega Pro col Treviso dove subentra a Ruotolo senza impedire la retrocessione nel 2013. Con i ragazzi ci sa fare, entra nei loro cuori, nonostante allenamenti duri nei quali cura la tattica in modo maniacale. MODULI Tra le caratteristiche delle sue squadre c’è l’inserimento senza palla dei centrocampisti, e i movimenti in fase difensiva a cui tiene parecchio. Ama il 4-3-3, lo stesso usato da Schelotto, ma non è fondamentalista. Spesso vira sul 4-2- 3-1 o sul 3-5-1-1 come ha fatto quest’anno. Grazie a lui alcuni ragazzi, come Bentivegna, La Gumina, Pezzella e Pirrello sono arrivati in prima squadra. Oggi gli farà effetto allenarli insieme ai grandi.