“Gli aerei che ieri sera sorvolavano la Campania hanno creduto nel risveglio del Vesuvio, guardando quel catino giallo e rosso che era lo stadio Vigorito, infiammato nei colori e nell’entusiasmo. Il Benevento è in Serie A, stretto nell’abbraccio di una città che sarebbe voluta essere tutta allo stadio in questa notte storica. Sì, il Benevento è in Serie A. Una debuttante: mai successo nell’era dei tre punti, se non per una squadra che con la B non c’entrava nulla e che si chiamava Juventus. Che strano il calcio. Dopo anni di tentativi per arrivare in B, con 12 playoff di Lega Pro che hanno portato una valanga di delusioni (solo una vittoria in Seconda divisione), la prima volta nella categoria a lungo sognata s’è rivelata un trionfo, con una promozione arrivata proprio in quegli spareggi che da incubo si sono trasformati in una dolce passeggiata.
IL CAMMINO Dai preliminari alla finale: non era mai successo nei playoff di B. Il Benevento li ha completati con un bilancio di tre vittorie in casa e due pareggi fuori. Impeccabile. Anche col Carpi è stata vittoria: sarebbe bastato il pareggio, ma Marco Baroni – che piace al Palermo – ha voluto sottolineare il suo capolavoro. I meriti del tecnico sono tutti emersi in questa coda del campionato. Bravo nel far disputare un’andata da protagonista, intelligente nel gestire la crisi del ritorno, il compaesano di Leo Semplici della Spal in ogni partita dei playoff ha trovato la chiave giusta. Impeccabile la lettura della gara col Carpi: «Guai a chiuderci, dobbiamo trovare il gol subito» aveva confidato alla vigilia. Non ha però scelto una squadra d’attacco, anzi: dal 4-2-fantasia è passato a un 4-4-2 con un mediano come Eramo a destra e un terzino come Lopez a sinistra del centrocampo. Squadra chiusa? Buoni propositi smentiti? Macché, il Benevento ha attaccato lo stesso, senza le solite folate ma comunque con concretezza. Come quella che ha permesso a Puscas di segnare la rete della storia. Minuto 32’: palla a destra a Eramo che ha innescato Venuti, bravo a bruciare Letizia e ad accentrarsi, per un cross rasoterra che l’attaccante ritrovato dopo la squalifica ha girato in porta.
IL PROTAGONISTA Se c’è un posto al mondo in cui è più famoso George Puscas di Ferenc Puskas questo è Benevento. Perché il gol della Serie A è stato dell’attaccante rumeno di scuola Inter, capace di oscurare il mito del quasi omonimo ungherese. E di spegnere le speranza del Carpi. Che ha conquistato i playoff all’ultima giornata, la semifinale andando a vincere a Cittadella e la finale con l’impresa di Frosinone. Mancava il miracolo a Benevento, non è arrivato, ma la squadra di Castori è uscita comunque a testa alta dalla contesa. Il tecnico ospite è tornato al caro 4-4-1-1, cercando di aspettare e colpire di rimessa. Cosa che sembrava riuscire, viste le premesse, con i tentativi di un ispirato Mbakogu e con un fallo al limite non fischiato a Lollo. Puscas però ha rovinato i piani. Dopo un gol fallito al 30’ (bravo Belec), ha fatto centro disorientando l’avversario. Nella ripresa il Carpi si è ripreso. Dopo aver tremato al 5’ per un terrificante sinistro di Viola che si è stampato sul palo, Castori ha tolto un difensore come Poli per mettere Lasagna: la difesa è diventata Jelenic-Romagnoli-Sabbione-Letizia, in mezzo Lollo s’è abbassato accanto a Mbaye e Bianco, davanti si sono piazzati Lasagna e Di Gaudio accanto a Mbakogu. Lucioni e compagni però non hanno concesso un metro. Un tentativo di Di Gaudio, qualche mischia e nulla più per il Carpi, che si è arreso con dignità. E’ stata la notte delle streghe. E qui, in Serie A, le vedranno in tanti”. Questo ciò che si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.