L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sul primo gol di Coulibaly con la maglia rosanero.
L’uomo della provvidenza, l’intuizione che si è rivelata vincente. Tra sacro e profano, Mamadou Coulibaly con un solo movimento ha posto tre condizioni fondamentali: ha riconsegnato la vittoria al Palermo dopo tre gare abuliche nel risultato, ha messo a segno il suo primo gol con la maglia rosanero e ha portato a 12 il numero di marcatori diversi della squadra. Non è poco per un giocatore rientrato da una lesione al polpaccio da appena due giorni. Corini si è preso un rischio e ha trovato l’all-in. D’altronde se a volte non si gioca un po’ di azzardo si fa fatica a uscire da situazioni critiche. Il tecnico lo ha ammesso nel post gara col Brescia, si è preso un rischio visto il percorso dal quale proveniva il giocatore, ma i segnali arrivati dagli allenamenti erano stati incoraggianti per lanciarlo dal primo minuto.
Coulibaly è rientrato nel migliore dei modi e con il fare da leader, perché il modo in cui ha chiamato a raccolta i compagni per festeggiare dopo l’1-0 è tipico di chi nello spogliatoio esercita un certo carisma. Non ha pensato a esultare per la sua prima marcatura in campionato, ha voluto alzare il morale della sua squadra per la partita che restava da giocare. Anche perché il mediano, arrivato in prestito dalla Salernitana, non è nemmeno così avvezzo alle realizzazioni sotto porta. La scorsa stagione, con la Ternana, per esempio, ha fatto centro solo 3 volte con l’aggiunta di un assist. Che è anche il suo record stagionale di reti. Un dato che acuisce il valore del gol messo a segno l’altro pomeriggio con il Brescia. Per quanto visto sinora, il senegalese, pur se con qualche sbavatura, è risultato un centrocampista a cui difficilmente può rinunciare questa squadra. Perché ha potenza, fisicità e tecnica.